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Tacchinardi: "La Champions del 2003 persa contro il Milan brucia ancora"

In esclusiva per ilgiornale.it Alessio Tacchinardi affronta diversi argomenti come la finale di Champions persa dalla Juventus nel 2003, la situazione attuale del calcio italiano, Andrea Agnelli e molto altro ancora

Tacchinardi: "La Champions del 2003 persa contro il Milan brucia ancora"

Alessio Tacchinardi è stato uno dei punti fermi della Juventus tra il 1994 e il 2005 con 404 presenze al suo attivo, impreziosite da 15 reti in tutte le competizioni. L'ex centrocampista di Atalanta, Villarreal e Brescia ha vinto tutto con la maglia bianconera: cinque scudetti, più uno poi revocato, una Coppa Italia, quattro Supercoppe Italiane, una Champions League, una Supercoppa Europea e una Coppa Intercontinentale.

Tacchinardi, però, nonostante tante gioie con la Vecchia Signora ha vissuto in prima persona tre grandi delusioni con tre sconfitte in altrettante finali di Champions League: nel 1996-97 la Juventus fu sconfitta dal Borussia Dortmund, l'anno successivo perse contro il Real Madrid, mentre nel 2002-2003 perse ai rigori a Manchester contro il Milan di Carlo Ancelotti e proprio oggi 28 maggio ricorre il triste anniversario per i colori bianconeri.

In esclusiva per ilgiornale.it, Tacchinardi ha rivissuto quella finale di Champions League, ha parlato del momento attuale del calcio italiano costretto a fermarsi per via della pandemia da coronavirus, e si è soffermato sulla lotta scudetto, sulla Juventus e su molto altro ancora.

Tacchinardi, oggi è un giorno triste per la Juventus dato che 17 anni fu sconfitta in finale di Champions League dal Milan di Ancelotti. Che ricordi ha di quella partita?

"Ho dei ricordi tristi... la mia brutta sensazione però ha radici profonde da ricercare nella semifinale contro il Real Madrid. Facemmo una partita mostruosa contro quella grande squadra, vincemmo 3-1 ma poi ci fu l'episodio dell'ammonizione inutile di Nedved che prese il giallo e dovette saltare così la finale".

Secondo lei quell'episodio è collegato alla sconfitta in finale contro il Milan?

"Sentivo che in quell'edizione della Champions c'era qualcosa di stregato per la Juventus e quell'ammonizione a Nedved che dovette poi saltare la finale me ne diede una conferma, io credo nel destino sportivo. Avevamo una squadra fortissima in difesa, forte a centrocampo con Pavel che era la vera bomba ad orologeria capace di dare lo strappo giusto, in attacco eravamo altrettanto forti. In quella finale con il Milan ci mancò proprio l'imprevedibilità di Nedved, fu una partita durissima e faticosa e persa poi ai calci di rigore. Ero presente in quattro finali, ne ho perse tre e vinta una. Ci penso spesso e come me tutti i tifosi: quella del 2003 è stata amara per tutti per come è maturata ma ora mi auguro che prima o poi la Juventus la possa riportare a casa".

Il calcio si è dovuto fermare in quasi tutto il mondo per la pandemia da coronavirus. Cosa ne pensa sulla ripartenza della Serie A?

“Se me lo avessi chiesto soli 20 giorni fa non avrei preso nemmeno in considerazione l’ipotesi di provare a ripartire. Oggi dico che per tutto il movimento sia giusto visto che la situzione è notevolmente migliorata. La tragedia c'è ed è immane, così come il grande numero di morti ma ora è anche giusto che il tifoso si svaghi un po', ma il tutto deve essere fatto a rischio zero e in piena sicurezza. Oggi non siamo proprio allo sbando come qualche settimana fa, la Bundesliga è già ripartita, forse anche troppo in fretta, ma penso che il 20 giugno sarà una data buona per ripartire con i giocatori che troveranno una buona condizione".

Entro sera si deciderà ufficialmente sulla ripartenza, il 13 giugno le sembra presto e come ripartirebbe?

"Il 13 mi sembra presto ma per i calciatori che devono essere messi in condizione di trovare la forma fisica corretta per evitare infortuni il più possibile. Come ripartirei? Visto che quest'anno è una cosa anomala cercherei di fare qualcosa di particolare per dare più pepe al campionato che non avrà lo stesso phatos e attrattività senza i tifosi".

Le piacerebbe l'ipotesi playoff?

"Assolutamente sì. Questo sarà un campionato diverso, non importante come gli altri. Le porte chiuse e l'assenza di pubblico tolgono tutto l'interesse. Sarebbe bello per il campionato, per dargli più brio, che le prime otto si possano scontrare ai playoff. Si darebbe così la chance ad altre squadra come Verona o Atalanta di potersi giocare il titolo. Poi chiaro che le prime due della classifica possano non pensarla per ragioni tecniche o per interessi economici o altro ancora. Dico solo che in una stagione anomala proverei a fare qualcosa di diverso per capire se possa andare bene anche per il futuro".

Pensa che possa esssere l'anno giusto per la Juventus in Champions League, che sarà anomala come il campionato?

"La Juventus si è fermata nel momento cruciale della stagione, nel momento decisivo perché poteva decollare, e io penso che l'avrebbe fatto, ma poteva anche affondare. Un eliminazione con il Lione avrebbe creato un mare di polemiche ma io penso che ce l'avrebbe fatta a ribaltare il risultato. Inter e Lione erano i due momenti determinanti della stagione ed ero convinto che ne sarebbero usciti alla grande. Con i nerazzurri è andata così con Sarri e la squadra che hanno capito che se non giochi al 100% perdi anche con chi è inferiore. In quei momenti lì o muori o esplodi. A oggi, però, è difficile dire come sarà la Juventus in Champions ad agosto dato che sarà un mero discorso fisico. Chi è stato più bravo a mantenere questa condizione avrà dei grandissimi vantaggi sia in campionato che in Champions. Se penso al Lione dovrà affrontare la Juventus ad agosto senza però più giocare a giugno e luglio non so come potrà arrivare alla sfida contro i bianconeri. Ad oggi una cosa è certa: le tedesche vanno a duemila, ma loro non si sono mai fermati".

Lei ha giocato per 12 lunghi anni alla Juventus, cosa ci può raccontare della sua esperienza a Torino?

"La Juventus è unica, anche nei momenti difficili e delicati un giocatore riesce a tirare fuori il meglio e ad andare oltre il suo limite. Poco cinema e tanta sostanza, esci dalla Juventus con un’altra testa e mentalità, non accetti nemmeno di perdere a carte. Quell'ambiente è diverso dagli altri: bisogna sempre vincere e allora cerchi sempre di allenarti al meglio delle tue possibilità, di fare il più possibile la vita da atleta, di seguire una corretta alimentazione e hai solo in testa una cosa: la vittoria. Chi va alla Juventus sa che deve lavorare duro e che ci sono oneri e onori. Un'altra cosa positiva è che negli anni hanno sempre cercato di lasciare un cordone ombelicale molto forte fatto di calciatori italiani: la Juventus ha sempre fatto così e credo che continuerà su questa strada, non a caso vorrà puntare su giocatori del calibro di Tonali, Zaniolo e Castrovilli che saranno il futuro del calcio italiano e si spera della Juventus".

Quale allenatore ha influito maggiormente sulla sua crescita professionale?

"Lippi e Ancelotti sono stati fondamentali per me e per il mio graduale processo di crescita a maturazione. Sono stati due allenatori fantastici per me".

Chiellini ha fatto recentemente discutere per le sue parole al veleno contro alcuni personaggi e non solo nella sua autobiografia. Cosa ne pensa in merito?

"Io conosco bene Giorgio ed è un ragazzo fantastico ma certe cose penso che si potevano cercare di mediare un po’ di più, altre sono state forse ingigantite molto. Poi non so se è stato fatto per vendere qualche copia in più ma lui è senza ombra di dubbio un ragazzo d’oro, fantastico. Ripeto, a volte bisognerebbe evitare di scrivere certe cose sui libri, ma su Giorgio metto la mano sul fuoco: non l'ha fatto per apparire o per creare polemica".

Vedrebbe bene Icardi alla Juventus?

“Farei una bella chiacchierata con il ragazzo per capire com’è la situazione. Lui mi sembra a posto, tecnicamente non si discute: il suo ambiente, l’habitat naturale, penso sia proprio la Juventus. L'unica cosa che mi preoccupa è l'extracalcio, che all'Inter è uscito molto fuori nella fase finale, forse perché voleva andare via. In quest'annata al Psg non si è sentito nulla di particolare ma visto che la Juventus forse perderà Higuain sarebbe il degno sostituto. Con caratteristiche differenti ma sarebbe un giocatore utile alla causa e se fosse per me lo porterei a Torino".

Andrea Agnelli ha festeggiato da pochi giorni i dieci anni da Presidente della Juventus: si sente di dirgli qualcosa?

"Non avevo dubbi che avrebbe fatto cose egregie. Ricordo il giorno che prese il mandato da presidente, gli dissi che ero convinto al 100% che padre sarebbe stato fiero di lui perché avrebbe riportato in alto la Juventus e così è stato. Ma questo non perché io sia bravo o un indovino ma perché Andrea è un grande lavoratore, ha un grande senso di responsabilità, un forte carisma e fa parte di una grande famiglia. Non avevo dubbi che avrebbe riportato il club nell'Olimpo del calcio italiano e mondiale".

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