Pinte di birra scozzese per Gianmarco Gimbo Tamberi, borgomastro di Offegna, che interrompe la carestia dell'atletica italiana e ci porta l'oro degli Europei indoor nel salto in alto volando a 2.32 alla seconda prova, quando ormai era padrone dell'arena. Lui sa coinvolgere, lui è la luce nell'atletica che mancava in fondo al tunnel dopo i Giochi di Rio, i Mondiali di Berlino e gli Europei di Londra. Come capo branco ha fatto il suo lavoro alla grande, quasi anestetizzando avversari che in pratica non gli hanno mai tolto certezze ridando serenità a suo padre Marco, finalista di Mosca, il suo allenatore, che ancora masticava amaro per la non qualificazione nell'alto femminile di Alessia Trost ed Elena Vallortigara.
Tamberi in kilt, intorno alla vita un asciugamano che nelle qualificazioni ha ricordato il tartan scozzese, poi le sue facce da battaglia: metà rasata per ricordarci il Gimbo che in gara non scherza, l'altra con la barba non fatta, quella del suonatore di batteria in una band rock. Avevamo bisogno di lui per riaccendere luci su questa atletica italiana che era stata messa nello scantinato da quasi tutti, nessuna diretta televisiva, prima tutto il resto. Ecco, Tamberi ha usato il bastone della pioggia nel palazzo scozzese per richiamare l'attenzione su uno sport che non fa moda, non fa più spettacolo in Italia perdendo le magie di anni dorati, ma, per fortuna, trova ancora talenti come Tortu ad esempio. Come il Tamberi che aveva davvero un conto aperto con il destino perché nel momento del massimo splendore, 2.39 a Montecarlo prima dei Giochi brasiliani, si è rotto il tendine, perdendo il treno olimpico, costretto a ricominciare da capo, dimenticando dove era arrivato: bronzo europeo juniores nel 2011, scalata verso l'alto: il 2.31 del record under 23, poi il 2.34 a Colonia per eguagliare il primato italiano migliorato poco dopo ad Eberstadt con 2.35 e 2.37. Il 2016 è il suo anno delle meraviglie: salta 2.38 al coperto in Repubblica Ceca e qualche settimana dopo, superando i 2.36 diventa campione del mondo indoor a Portland ridandoci l'oro 13 anni dopo l'astista Gibilisco, e poi campione europeo ad Amsterdam.
Tamberi è uno che promette e mantiene, magari soffre, ma è sempre allegro, scoppiettante e sa giocare a tutto, anche perché vuol sempre vincere e, se potesse, farebbe pure il professionista del basket, lo sport che lo affascina. Lui e il suo amicone Paltrinieri, campione del nuoto, ne avranno da raccontarsi dopo questa gara nascosta a Glasgow. Una passeggiata dove sono andati subito fuori i tedeschi, Wendrich e Przybylko, inguardabili già a 2.22. Gimbo direttore d'orchestra nell'arena sceglieva musica e passi per saltare alla prima prova 2.18, 2.22, 2.26 e 2.29, rimanendo solo nel giardino delle medaglie con il giovane ucraino Protsenko e il veterano greco Baniotis, oro agli euro indoor di Belgrado 2 anni fa, che però a 2.29 sentivano la scossa dell'asticella. Per abbatterli del tutto, dopo un primo errore a 2.32 staccando un po' lontano, ecco il salto nell'oro. Per gli avversari era bandiera bianca.
Finalmente un brindisi a casa Italia nella giornata dove Stecchi si prendeva il 4° posto nell'asta saltando 5.64; dove Tania Vicenzino, friualna di Palmanova, classe 1986, si guadagnava la finale del lungo con il record personale a 6.
68 e Luminosa Bogliolo trovava la semifinale dei 60 ostacoli e Rafaela Lukudo, campana di Aversa di origini sudanesi centrava il 5° posto nei 400 con il personale di 52''48 nella gara vinta dalla svizzera Sprunger in 51''61, miglior prestazione mondiale stagionale.
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