Tatanka torna padrone del ring mondiale

Un pataccone al collo e due gemelline sono questi gli ultimi ori di Clemente Russo. Oro mondiale conquistato dai pugni ancora azzurri, nel senso della freschezza e della bontà pugilistica, conquistato in terra kazaka dove i giudici non fanno regali, o almeno non li fanno ai pugili dell'occidente. Russo campione del mondo dei pesi massimi dilettanti oggi è forse più consistente e quantificabile di quell'altra volta: nel 2007 a Chicago. Ed ora la storia dei pugni dilettanti dice che, insieme a Teofilo Stevenson, Felix Savon e Shannon Briggs, è l'unico ad aver riconquistato il mondiale. Nomi che contano e hanno lasciato un segno.
Tatanka è stato padrone del ring e del match, il suo modo di far boxe è migliorato nel tempo, gli sono serviti i tanti tornei e le World series. Ha battuto 3-0 (29-28; 29-28; 29-28) il russo Eugeny Thishenko, che ha avuto solo una preferenza nella 3ª ripresa. Nelle altre due il nostro ha tenuto a bada il perticone avversario, mancino un po' lento e senza il colpo che fa male. Russo che ha 31 anni, ma lucidità e freschezza atletica ancora giovanile, ha dominato il primo round (10-9), con alcune combinazioni efficaci, ha tenuto a bada l'avversario nel secondo e non ha rischiato nel terzo, pescando al volo il russo, costringendolo perfino ad una scorrettezza (pugno in testa nel clinch) che ha illuminato sulla sua frustrazione.
E quel pugno e quel braccio roteato con felicità, quando l'arbitro ha proclamato il successo, sono stati un atto liberatorio. Per Russo i Mondiali valevano una sentenza dopo 7 mesi di stop and go per problemi fisici e familiari: la nascita di due figlie in agosto (in famiglia c'era già Rosy) cambia la vita, figuratevi a un pugile che ha bisogno di essere regolato negli orari e nell'attività. Oggi il suo pedigree è quello di un boxeur che ha trovato il suo regno: due ori mondiali nei pesi massimi, due volte argento alle olimpiadi (Pechino 2008 e Londra 2012).
Nella boxe può capitare di vincere qualcosa con un pizzico di buona sorte, ma restare sui podi che contano per sei anni, tornando al top dopo aver attraversato qualche tempesta vale una medaglia alla carriera.

Un oro e due bronzi per la boxe azzurra sono il segnale di una continuità, anche se pescati sempre con gli stessi uomini: un campanello d'allarme. Per ora Russo, Camnarelle e Valentino nascondono le pecche e Russo stavolta più che mai si merita l'elogio del ct Bergamasco: «È stato immenso». Ad ognuno la sua immensità.

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