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Il tennis italiano riabbraccia Berrettini: l'altro bravo ragazzo

Non solo Jannik. Riecco Matteo che trionfa nell'Atp 250 di Marrakech e domani sarà in campo a Monte Carlo

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Bentornato. Perché Matteo Berrettini mancava a questo tennis di bravi ragazzi campioni, proprio lui che aveva tracciato il solco portando un italiano per la prima volta in finale a Wimbledon, e non per caso. Bentornato Matteo, le mani sulla faccia dopo l'ultimo punto della finale contro Carballes Baena (finita 7-5, 6-2) per nascondere l'emozione intensa dopo quasi due anni tra infortuni a ripetizione (undici, dicasi undici: addominali più volte, mignolo della mano destra, piede sinistro, polpaccio destro, caviglia sinistra con legamento e in più il Covid) e gossip da tastiera, tutto quanto insomma poteva far finire troppo presto una storia che non meritava di essere triste. E invece il sorriso finalmente sereno di Marrakech ci ha regalato un lieto fine e un nuovo inizio, questa volta sicuramente fortunato perché non sarebbe giusto privare di nuovo il tennis di Berrettini e viceversa.

Diciannove mesi dopo (e a quasi 28 anni, sarà questo venerdì) arriva dunque l'ottavo titolo in carriera, il quarto sulla terra rosse oltre ai 4 sull'erba, ed è una gioia intensa. In questo periodo è successo di tutto, compreso l'addio dello storico coach Santopadre perché bisognava cambiare vita, con l'arrivo di Fancisco Roig all'angolo che ha restituito al circuito un Matteo un po' più spagnolizzante, anche se - non potrebbe essere altrimenti - ancora talvolta incerto. Certamente, però, sulla via del ritorno, visto che ora riapparirà nella top 100, per il momento al numero 80.

Era, quello marocchino, un Atp 250, però per Berrettini è stato molto di più riassaporare il gusto della vittoria, meritata per quanto è stata cercata anche nei momenti in cui la ruggine ha frenato i suoi colpi. Il lavoro paga, questa è la dimostrazione, e la presenza da spettatore tifante (e quasi imbarazzato) nella finale di Coppa Davis si è finalmente trasformata nell'augurio migliore per la sua guarigione tennistica, arrivata ieri e celebrata con la serietà che lo ha sempre contraddistinto: «Devo ringraziare il mio team, chi è presente qui e chi mi è stato vicino in questi due anni difficili aiutandomi a superare i momenti in cui non ce la facevo», il che vuol dire che Matteo non dimentica anche chi non c'è più a bordo campo e nella vita. E poi: «Devo molto alla mia famiglia e sono felice perché è il compleanno di mia mamma. Qui mi considerano un gladiatore? Non lo sono, anche se sono nato a Roma... Se invece sono qui con questo trofeo è perché devo anche dire grazie agli italiani presenti e quelli che da casa hanno fatto un tifo pazzesco quando il mio corpo non mi permetteva di giocare per rivedermi».

Bentornato allora Matteo, è già tempo di Monte Carlo, dove sarà in campo già domani contro Kecmanovic e grazie a una wild card che invece è stata negata a Fognini, che a Monaco fu principe del 2019. Una piccola ingiustizia di un torneo che sa molto d'Italia, e dove ieri si è finalmente rivisto un Musetti versione papà meraviglia che ha rifilato un doppio 6-4 a Fritz. Oggi ci sarà l'esordio di Nardi (che ha passato le qualificazioni) e di Arnaldi, mentre Sinner parte dal doppio con Sonego con l'obbiettivo di fare coppia anche nelle Olimpiadi parigine. Un bel programma per il nostro tennis, che non può far altro che sorridere come appunto ha fatto Matteo ieri. Anche perché, l'ha detto lui, «è solo l'inizio...

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