Il tennis senza re prova l'effetto che fa

Federer salta il Roland Garros: il primo slam dal 2000 senza lo svizzero che ne ha giocati 65 di fila

Marco Lombardo

E come la fine di un lungo sogno, di quelli da cui non vorresti mai uscire. Eppure sai che la sveglia prima o poi arriva, ed è per questo che forse fa più male. Il Roland Garros senza Federer, uno Slam senza il campione che ha segnato una generazione, è il momento in cui il tennis comincia a capire cos'è il tennis senza il suo Re. È successo, doveva succedere, succederà, perché Roger non si è ancora arreso, presto tornerà ancora con quella magia che lo circonda ogni volta che scende in campo. Ma il 2016, quest'anno, è il momento in cui bisogna arrendersi, tutti: i suoi fans, gli amanti di uno sport che invece sta diventando sempre più brutale, Roger stesso. Bisogna arrendersi: la sveglia è vicina. E fuori piove.

È successo perché l'età non fa sconti, neppure al talento: ci si può rompere il menisco facendo il bagnetto ai bambini? Ci si può strappare la schiena facendo un movimento brusco? Certo: accade a noi umani. Ma nel mito dei nostri eroi sembra impossibile possa avvenire davvero. Gli eroi sono eterni, immortali, sono quelli a cui affidiamo il nostro desiderio di successo laddove non possiamo arrivare noi. Gli eroi non si infortunano mai, perché sono la nostra eterna giovinezza. Roger Federer è uno di loro, così come ad esempio lo sono Francesco Totti o Kobe Bryant, quelli che giocano per conto nostro la partita. Eppoi in questo caso c'è di più: Federer è il tennis, lo dicono tutti, anche i suoi avversari, fin dai tempi in cui battè Sampras un altro mito a Wimbledon (era il 2001), in una sfida che segnò il cambio di una generazione. Per dire: alcuni dei rivali di Roger di oggi, ai tempi andavano alle scuole elementari. E lo ammiravano in tv sognando di essere un giorno come lui. Di essere contro di lui. Per viverlo da vicino.

E invece quest'anno a Parigi Roger Federer non c'è, perché «non sono ancora al 100% e sento che correrei un rischio inutile. Non è una decisione semplice da prendere ma l'ho presa per poter giocare il resto della stagione e allungare la mia carriera. Il mio obiettivo è raggiungere il più alto livello di forma in vista della stagione sull'erba». Ci sarà a Wimbledon, sicuro, e a Rio, dove inseguirà - inseguiremo tutti, diciamolo - l'unico successo che manca a una carriera così divina: l'oro olimpico.

Al Roland Garros vedremo Djokovic, Nadal, Murray, Wawrinka ed anche gli eroi del futuro, giovani come Zverev, Thiem, Kyrgios. Il tennis che è e che verrà. Eppure il buco nel tabellone non si può cancellare solo riempiendolo con un sostituto.

A Parigi Roger Federer non c'è, dopo 65 tornei dello Slam consecutivi dal 2000 in poi, dopo 17 vittorie, dopo tutti i record disseminati nel circuito e in una vita da campione assoluto che passa attraverso la storia. È successo, succede, è normale che sia che sia così. È solo che adesso ci sentiamo un po' più vecchi.

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