Theo-Leao, il Milan volta pagina. Ma Ibra è sempre in smart working

Fonseca ha ricostruito il rapporto coi calciatori e non cambia modulo. Lo svedese è in Canada, tornerà prima della sfida con il Liverpool

Theo-Leao, il Milan volta pagina. Ma Ibra è sempre in smart working
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È rimasto solo dinanzi al primo bivio della stagione milanista. «È inevitabile, noi allenatori siamo sempre sotto esame» spiega Paulo Fonseca con la faccia di sempre, a metà strada tra il sereno e il preoccupato. Il bivio è lungo otto giorni: si comincia stasera con il Venezia, si passa dal Liverpool in Champions e poi dal derby domenica prossima. «La prima è la più importante di tutte» lo slogan che ciascun allenatore lancerebbe perché riprendere a tessere la tela del campionato, con 70 mila tifosi, senza riuscire a piegare la resistenza del Venezia sarebbe già uno scenario ancora più allarmante di quello dettato dalla classifica attuale (2 punti in 3 partite). Di sicuro Fonseca e il Milan possono disporre del sostegno della curva sud, del ritorno in buona salute di tutti i nazionali e della fiducia espressa dallo stesso tecnico portoghese al culmine di un paio di settimane di proficuo lavoro, «svolto in particolare con i tanti difensori rimasti a Milanello». «Io conservo fiducia e passione» ripete Fonseca che non cambia assolutamente idea sul modo di difendere e ancor meno sullo schieramento del centrocampo (suggerito a 3 da Sarri e Boban in settimana). «Non cambio la difesa e nemmeno il centrocampo, Sarri è uno dei migliori allenatori italiani, ho rispetto per tutti e due ma devo seguire quello in cui credo io» è la risposta sull'argomento dibattuto.

È rimasto fisicamente solo Fonseca ma non si è sentito mai solo. «Ho sentito Ibra» ha garantito. Al telefono naturalmente visto che lo svedese, impegnato in Canada, rientrerà prima della sfida europea con il Liverpool. «E con la società sono in contatto tutti i giorni, andiamo spesso a cena» è l'altra precisazione che allontana ogni ombra sulla sintonia con gli uffici di casa Milan. Piuttosto sono da evitare i gol presi, tutti con lo stesso marchio di fabbrica. «Questo è un problema» ammette prima di chiudere definitivamente la vicenda del cooling break («per me non è mai stato un caso»). Questo significa che con Theo e Leao, al di là del loro utilizzo o no col Venezia («vediamo dopo»), il rapporto è stato ricostruito almeno ufficialmente. Ma il cambiamento non dev'essere solo di questi due ma collettivo puntando su una teoria che può nascondere anche qualche insidia. «Se non vuoi correre il rischio di subire gol devi avere un maggiore possesso della palla, proprio come è avvenuto nel primo tempo con la Lazio dopo gli errori commessi a Parma» è il filone su cui ha lavorato Fonseca in questi giorni.

È vero: nel primo tempo dell'Olimpico, con le cinture allacciate, i rischi sono stati ridotti a zero ma contestualmente anche la produzione offensiva ha subito una flessione. Nella ripresa, con l'ingresso in contemporanea di Abraham, Leao e Theo, c'è stato il ritorno alla migliore recente tradizione con quell'azione imbastita dai tre in collaborazione istantanea e che ha portato al 2 a 2.

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