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Tour, Majka doma il Tourmalet Nibali lascia per strada altri secondi

Attacco da lontano del polacco che trionfa nella seconda tappa dei Pirenei e dedica il successo a Ivan Basso, appena operato a Milano. L'azzurro mette alla frusta i big sulla salita mitica ma cede 50" nel finale. Froome resta in giallo

Tour, Majka doma il Tourmalet  Nibali lascia per strada altri secondi

L'Aspin e il Tourmalet domati da uno che le montagne del Tour de France le ama particolarmente. È una cavalcata da puledro vero quella di Rafal Majka nella seconda tappa che affronta i Pirenei, l'11ª da Pau a Cauterets. Il polacco della Tinkoff, come lo scorso anno quando chiuse la Grande Boucle in maglia a pois con due successi in salita, dimostra di essere uno dei migliori scalatori in circolazione e lo fa intestandosi la frazione con due miti della storia del ciclismo. E soprattutto con una fuga lunghissima, iniziata con altri compagni, mollati per strada salendo sul Tourmalet e difendendo il vantaggio anche nei 40 km prima dell'arrivo in una discesa infinita e tecnica, non esattamente il pane di Majka. Che all'arrivo ha un pensiero gentile per due compagni di squadra. «La dedica è per Basso e Bennati». Il primo operato con successo oggi a Milano dopo la scoperta del tumore nel giorno di riposo, l'altro costretto al ritiro sempre oggi per una caduta. Dietro la polacco la solita impresa a metà dell'irlandese Daniel Martin. Generoso, tenace e grintoso, ma geniale nello sbagliare sempre i tempi della corsa. Raggiunge la fuga in un secondo momento, coprendo da solo tre minuti di distacco. Perde le ruote di Majka sul Tourmalet e alla fine, pestando come un demonio sui pedali, recupera secondi su secondi al compagno d'avventura ma si deve accontentare del secondo posto.

Dietro, tra i big, è un'altra corsa. Nessuno osa alzare la cresta dopo la batosta ricevuta da Chris Froome e da tutta la Sky ieri. Anche in vista del mostro che li attende domani (195 km con tre gran premi della montagna prima dell'ascesa finale di Plateau de Beille). La reazione d'orgoglio arriva da Vincenzo Nibali. Non più «il fratello del vincitore 2014» come si è auto-definito ieri. Lo Squalo ha carattere da vendere e un orgoglio smisurato. Salendo al Tourmalet mette la squadra davanti (o quello che ne resta) e prova a forzare i ritmi. Il gruppetto esplode. Lui prova anche la mezza rasoiata, ma al traguardo manca troppa strada. Preferisce stare con i migliori selezionati. Sembra finalmente brillante l'italiano. Pedala centrale, a testa alta. Contador, invece, soffre leggermente. Ma probabilmente l'errore Nibali lo commette in discesa. Mangia e beve troppo poco. E ai -3 km della Cote de Cauteret, l'ascesa finale, un modesto Gpm di terza categoria al 5% medio, perde le ruote dei migliori su un allungo di Mollema. Lascia sulla strada altri 50" e la decima posizione in generale, scalzato proprio dall'olandese. Ma soprattutto le buone sensazioni destate sul Tourmalet. Al traguardo lo sguardo è di nuovo chino. Il «meccanico per la testa», invocato dal presidente dell'Astana Vinoukorov, avrà ancora da lavorare con Nibali. Per Froome, che conserva la maglia gialla e indossa anche quella a pois, nessun problema. Qualche pensiero per domani, quando si aspetta un attacco di Quintana.

Che potrebbe incendiare un po' un Tour ucciso dal keniano bianco e dalla Sky.

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