Coronavirus

Ma tre del Napoli "violano" la quarantena

Erano out invece hanno giocato. Marotta: "Troppi calciatori senza 3 dosi"

Ma tre del Napoli "violano" la quarantena

Una calza vuota, fatta di partite fantasma. Adesso la vera sfida in Serie A si gioca tra le singole società e le Asl, con il calcio giocato scalzato via dal solito teatrino e da una partitella in famiglia tra titolari e riserve, come quella disputata dall'Inter a Bologna. Poi in serata l'ennesimo colpo di scena, con il Napoli che aggira le regole e decide di mandare in campo Rrahmani, Lobotka e Zielinski per la sfida contro la Juve. Tutti e tre mercoledì (dopo la partenza dalla Campania) erano stati messi in quarantena dall'Asl Napoli 2 in quanto contatti stretti di positivi, ancora privi di dose booster e con seconda dose di vaccino avvenuta da più di 120 giorni. E ieri mattina l'Asl di Torino aveva ribadito l'impossibilità di scendere in campo: «Il Napoli deve rispettare le regole. Se sono stati raggiunti da un provvedimento di quarantena devono stare in quarantena. Non avendo la terza dose, le regole sono queste» aveva puntualizzato il direttore dell'Asl locale, Carlo Picco. La società partenopea invece ha fatto riferimento alla quarantena soft, istituita dalla Figc nell'estate 2020 e mai cancellata: in base a questa i calciatori possono compiere il tragitto casa-lavoro, quindi allenarsi e giocare. In più il Napoli sostiene che la norma secondo la quale negli spogliatoi occorra il Super Green Pass, risalente al 30 dicembre scorso, entri in vigore solo il 10 gennaio. I tre giocatori andranno certamente incontro a una multa, come previsto dalle norme amministrative, ma sono in tanti a chiedersi quali siano le responsabilità del club ed eventuali margini di manovra del giudice sportivo.

Questo mentre a Bologna l'ad dell'Inter, Beppe Marotta, non aveva usato giri di parole: «La competenza delle Asl va limitata. Il Verona va a giocare a La Spezia con undici positivi e altre squadre vengono fermate pur avendo meno casi di positività. Bisogna decidersi sul protocollo da attuare, c'è una grande confusione e tante situazioni anomale». Poche ore dopo gli aveva risposto a distanza ancora il direttore dell'Asl torinese, Carlo Picco: «Le nostre competenze riguardano tutti i cittadini e i calciatori di fatto sono cittadini come gli altri. Al momento le norme valgono per tutti allo stesso modo». Marotta poi ha mandato messaggi inequivocabili: «Spero che nello sport diventi obbligatoria la terza dose di vaccino, per limitare i danni ed evitare le quarantene. Siamo di fronte a uno scenario che non ci offre alcuna garanzia su come andrà a finire». Sul caos generale, da Roma, sono arrivate anche le parole del tecnico laziale Maurizio Sarri: «Ci devono dire se questa malattia è pericolosa o meno. Se sì, il calcio va fermato altrimenti si declassa a semplice influenza. Siamo in mano alle decisioni di venti regioni diverse, di fronte alle scelte delle singole Asl è dura fare un protocollo».

Lo scontro è totale.

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