N o, non c'è bisogno di un esorcista per questo Milan ancora alle prese con i suoi guai (di gioco), i suoi limiti (psicologici) e le sue amnesie (difensive). Basterebbe forse un allenatore capace di guidare con mano ferma una squadra del censo del Milan, che conosca i fondamentali del mestiere, diverso, molto diverso rispetto ad altre panchine. E tra questi c'è un dogma che riguarda il ruolo del portiere: non si può, non si deve bruciare sul rogo uno del valore di Diego Lopez, pur riconoscendo il periodo di discutibile smalto dello spagnolo. «È una scelta tecnica» ha ripetuto Galliani quasi a confermare il parere contrario del club che ha lasciato però piena autonomia al proprio allenatore. Pochissime le sicurezze lasciate in eredità dalla gestione Inzaghi: tra queste Menez, ko ora, De Jong, Bonaventura e Diego Lopez. Mihajlovic invece di aggiungerne altre, ne ha sottratte un paio. Donnarumma, che a soli 16 anni ha debuttato in serie A stracciando tutti i più famosi precedenti, ha preso gol, su punizione, da quel satanasso di Berardi, sul proprio palo e al secondo tiro in porta del pomeriggio. Dobbiamo augurargli una carriera luminosa cui è di sicuro destinato ma il rischio che si è assunto Mihajlovic è stato tale da risultare un errore grossolano nonostante l'epilogo positivo.
Ridotto in dieci dopo appena mezz'ora comandata nel possesso palla, con un rigore (molto dubbio) sulla schiena, il Sassuolo invece di deprimersi, di chiudersi a riccio in difesa, ha accettato la sfida spostando Laribi sulla linea degli attaccanti. Meriterebbe una citazione speciale in questo calcio italiano afflitto dalla vocazione difensivista. Perciò i complimenti sono obbligatori per Di Francesco e il suo gruppo che in inferiorità numerica è riuscito in avvio di ripresa a risalire la corrente con quella punizione beffa di Berardi. Donnarumma ha immaginato che puntasse al palo coperto dalla barriera, e invece il castiga-Milan, Berardi insomma, l'ha beffato pescando l'altro palo lasciato scoperto. Il ragazzo ha fatto un passo da una parte ed è rimasto fulminato! Non a caso, a fine partita, il presidente Berlusconi, ha riempito di lodi tutto il Sassuolo, entrando nello spogliatoio degli ospiti, come è abitudine elegante della casa. Diego Lopez, dal suo canto, ha firmato una dichiarazione molto diplomatica, «accetto la decisione del tecnico» e questo significa che non c'è uno strappo pubblico nello spogliatoio.
È vero: Cerci, alla seconda consecutiva da titolare, ha apparechiato la prestazione migliore della sua breve carriera rossonera ma i fatti hanno poi dimostrato, in modo plastico, che il tesoro a disposizione è costituito dalla coppia di attaccanti Bacca-Luiz Adriano. Il colombiano è stato decisivo nel primo tempo (rigore dubbio provocato e trasformato, più espulsione del portiere), il brasiliano nella ripresa con mezz'ora a disposizione (deviata una palla vagante in area su azione da calcio d'angolo) infiocchettando un successo che ha cancellato ansie e deficit di classifica che non possono essere nascosti dal 2 a 1 finale.
Il calcio esibito dal Milan è stato una pena, a eccezione dell'ultimo quarto d'ora quando la squadra ha mollato gli ormeggi mettendo al muro il Sassuolo nel frattempo stremato dall'ora giocata in inferiorità numerica.
Tante, troppe le insufficienze in campo rossonero: a cominciare da Antonelli per passare al trio di centrocampo, uno più deludente dell'altro. Perciò il Sassuolo può tornare a casa con le mani vuote ma in tasca una promozione. E Mihajlovic non può gonfiare il petto. Il nuovo Milan, contestato dalla sua curva, è ancora da costruire.
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