Ultimo nevrotico show, ma Guidolin restail commento 2

Ultimo nevrotico show, ma Guidolin restail commento 2

di Riccardo Signori

«Forse non sono in grado di guidare una squadra in Champions». Francesco Guidolin l'ha detta così, secca, un po' crudele. E in fondo era stato convincente. Forse ha ragione. L'altra sera ha anche aggiunto: «Ora vado a casa e rifletto». Già sentita a fine campionato. Allora giocava lo stress mal sopportato, qui ha giocato l'amarezza. Poi blandizie e blanditori, una notte che passa, una giornata trascorsa ad ascoltare tanti crocerossini, ha convinto tutti, anche l'interessato, che il mondo può essere meno crudele e l'autoflagellazione meno devastante. Ieri Guidolin non ha allenato. Raccontano: non ce la faceva. Camminava avanti e indietro davanti alla sede, non gli sarebbe bastato un barilotto di camomilla per calmare i rimorsi e la nevrosi. Patron Pozzo, preso dal fuoco del santo lenitore, gli ha dato la benedizione: resta con noi. E così non tutti saranno felici e contenti, ma l'ultimo show di Francesco Guidolin è finito come gli altri: tanto tuonò che non piovve. Udine è la solita bella favola calcistica, tanti bravi ragazzi, un covo di talenti, ma il calcio che conta è roba d'altri. Forse non a caso, forse ci vorrebbe un allenatore da Champions. Per vero dire, prima che lo dicesse Guidolin, il sospetto poteva venire: contro Arsenal o contro Braga poco è cambiato nel copione. Udinese sfortunata e sciupona e gli altri a raccogliere. Può essere solo un caso? Può essere che una squadra sempre troppo rinnovata fatichi a trovare equilibrio e armonia? Può essere che un allenatore con la nevrosi che ti mangia abbia bisogno di un torneo lungo per far sopravvivere la squadra? Ovvero: nelle partite secche ti manda alla sconfitta. Probabile tutto questo. Ma c'è da chiedersi: Guidolin è allenatore da grande squadra? Risponde la sua storia. Invece la sua nevrosi ci porta a Sacchi e al suo contrastato rapporto con la panchina. L'Arrigo ha vinto all'inizio, poi si è via via sfiancato nel nulla. Ha allenato grandi squadre, ma ha dovuto alzare bandiera bianca. È stato intuitivo quanto Guidolin è preparato tecnicamente. Guidolin ha la bontà del ciclista da montagna, non quello dello scattista. Ma quale calcio sarà mai perfetto per tipi del genere? Forse solo quello utopico di un mondo senza stress. Che non esiste. E se Udine è una città a prova di stress, l'Udinese è una squadra che rischia sempre di costruire castelli di carte, più che in cemento. L'esclusione dalla Champions, per il secondo anno consecutivo, porta il nostro pallone a un minimo storico da quando esiste la suddetta coppa. Udine lascia più solo il calcio italiano.

E se è vero che questa condizione di inferiorità è stata creata da chi ha fallito negli anni precedenti, magari a dispetto di spese faraoniche, è altrettanto intuitivo che l'autoflagellazione di Guidolin ha motivi di credibilità: bastava guardare quell'inutile Di Natale in campo per capire quanto conti un tecnico. Bastava veder il Braga per dire: giocano meglio. Ogni tanto ci vorrebbe un condottiero. Senza nevrosi.

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