È un'Italia che fa il pieno di medaglie. Da domani sognano anche Tortu & C.

Sulla scia di nuoto e ciclismo, il velocista e i saltatori vogliono uscire dal deserto

È un'Italia che fa il pieno di medaglie. Da domani sognano anche Tortu & C.

S otto i tigli di Berlino, dove oggi si iniziano gli Europei dell'atletica, l'Italia che corre, salta e lancia cerca tenerezza, galvanizzata da quello che accade a Glasgow nelle olimpiadi continentali dove il nuoto azzurro ci porta al delirio, il ciclismo ritorna ad essere padrone di tanti cuori, il canottaggio e la ginnastica ci dicono che non abbiamo buttato via niente del genio nazionale e neppure dei soldi che servono per tenere in vita questo dilettantismo dorato e di qualità come urlerà al mondo chi lo dirige.

Un fine settimana vestito di azzurro per confonderci perché senza sport nella scuola e con tante sconfitte accumulate, ultimamente eravamo depressi. Malattia nazionale, ma è bastato vedere le facce dei leoni di Glasgow per dimenticare tutto. Quel Miressi velocista del nuoto, un ragazzo di oltre due metri è meraviglia, come la Quadarella che ha concesso al grande Paltrinieri, dominatore dei 1500 nel mondo, di nuotare con la febbre e perdere da vero grande. Miressi nella tradizione, la romana nella storia, come tutta una squadra che ieri ha fatto un bagno di felicità come il Dovizioso che vincendo a Brno si è ripreso il cielo del grande motociclismo. Miressi nei 100 stile libero dopo la ciclista Bastianelli nella corsa su strada fra le torri scozzesi, filo d'oro legato alla Confalonieri, ai pistard con Viviani e Guerra come luce nella montagna dei palmer. Una domenica da non dimenticare per i ragazzi del nuoto, quasi tutte matricole come la 4X200 di bronzo o il ragazzo Burdisso sul podio dei 200 delfino.

Speriamo che vada così anche all'atletica che viene da troppi anni zero per non sapere che l'impazienza della vittoria garantisce la sconfitta, ma qualcosa si muove anche in un Paese dove fare atletica è davvero difficile: prendiamo spunto dai ciclisti della pista che hanno vinto abbastanza a Glasgow per farci credere che anche senza impianti di allenamento decenti si può tirare fuori qualcosa. Da questi nuotatori che hanno la grinta di una Cusinato o della Castiglioni. L'atletica ha tante macerie da rimuovere, ma qualcosa si muove davvero e adesso c'è finalmente ottimismo, perché Fillipo Tortu (nella foto), non ancora ventenne, torna nel regno degli europei veloci sui 100 e poi con una buona staffetta, perché Elena Vallortigara, dopo mille tormenti, ha saltato già 2.02 in alto e a Berlino ci può regalare tanto seguendo l'imbattibile Lasitsekne 46 vittorie nelle ultime 47 gare.

Nazionale con italiani di nuova generazione ben rappresentata dalla staffetta femminile 4x400, dal mezzofondista Yeman Crippa che cerca metalli preziosi sui 5 e 10 mila metri. Certo che dobbiamo ancora fidarci della nostra grande scuola di marciatori con Massimo Stano sui 20 chilometri e la Giorgi, nella speranza che sia guarita, o la Palmisano. Dicono che la salute di un movimento atletico si misura sui risultati della staffetta 4x400 e quella italiana, prendendo ispirazione dai giovani che hanno appena vinto, sembra forte. Novantadue azzurri in gara e nei salti il quarantenne triplista Donato non va sottovalutato, così come c'è speranza di aver finalmente ritrovato Gimbo Tamberi dopo il terribile incidente a Montecarlo prima delle Olimpiadi brasiliane dove sarebbe stato uomo da podio.

Oggi si entra nello stadio dei

sogni, nella speranza che il Tortu della porta accanto, primo italiano a correre sotto i 10, ed Elena Vallortigara diventino la luce in quello che sembrava un deserto e che ora ci fa pensare che qualcosa è davvero cambiato.

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