Come campagna pubblicitaria ci siamo: Juventus-Inter è la finale del super-ball. Centonovantasette paesi potranno godersi l'evento domani sera, in orari diversi, tra un fuso e l'altro. Tra le due corrono antichi veleni e nove punti in classifica, in attesa che la Juventus faccia sapere come andrà a finire il sospeso natalizio contro il Crotone. Gianni Brera l'aveva definito il derby d'Italia, per i titoli ottenuti dalle due squadre. L'etichetta aveva in seguito provocato allergie in altre settori calcistici che non avevano recepito bene il messaggio. Derby è diventato, negli anni, per i continui capricci e dispetti che i due clubs si sono fatti, dall'era in cui Umberto Agnelli era il presidente della Federcalcio e decise di passare oltre la pacifica invasione del campo di gioco al Comunale di Torino, prima che la partita incominciasse, con la conseguente reazione vigorosa di Moratti Angelo e di tutta la comitiva interista che decise di mandare a Torino, per la ripetizione farlocca, la squadra dei ragazzi nerazzurri con l'esordiente Mazzola Sandro. Per venire a fatti più recenti, lo scontro, fallo, rigore, scandalo, di Iuliano su Ronaldo e la decisione di Moratti Massimo di non mettere più piede a Torino nemmeno sotto tortura, al punto che domani, quasi dopo vent'anni, un dirigente dell'Inter si presenterà allo Stadium come fatto eccezionale.
Tralascio intercettazioni e calciopoli che puzzano ancora oggi, undici anni dopo. Dunque la polveriera è carica ai massimi e l'avvento dei cinesi sa di rullo di tamburi, di scalata al vertice, di ritorno alla bella epoca. Ecco perché la tavola è stata apparecchiata con ogni ben di Dio, quasi fosse l'ultima cena per una o per l'altra. In verità se la Juventus dovesse perdere sarebbe un fatto eccezionale per le statistiche, considerata la marcia trionfale casalinga dei campioni che hanno sempre vinto e mai nemmeno pareggiato ma non stravolgerebbe la testa della classifica e i progetti di Allegri che, tuttavia, si ritroverebbe con cinque sconfitte addosso in attesa di giocare a Napoli. Se, invece dovesse perdere l'Inter allora i sogni di gloria sarebbero tali trasformandosi nell'incubo di restare fuori dal giro delle coppe, cosa seria per gli investitori stranieri.
Si prospetta un pareggio che rientra nel calcolo delle probabilità ma non nella testa della squadra juventina così come nelle parole di Pioli che è sembrato determinato e mourignesco («non ho mai battuto la Juventus perché non allenavo l'Inter») con idee chiarissime. La sfida argentina tra Higuain e Icardi, con l'optional extralusso di Dybala garantisce la qualità. Il mondo li guarda, non facciamoci riconoscere.
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