
Varese svanisce davanti al drago Armani che le rovina subito la festa, lasciando a Milano il tempo di mettere in valigia il dolce di un derby mai nato e finito con una goleada a più 33. La prima delle quattro trasferte di questa settimana consente a Messina di bersi in santa pace una bella camomilla, il 94-61 finale dice quasi tutto di una partita dominata con la testa perché il povero Kastritis non ha mai trovato gli angeli devastatori andati oltre i 100 punti a Sassari, un'armata fantasma che ha sentito troppo una sfida impari anche contro un Armani dimezzata viste le assenze di Leday, Nebo, Guduric, tutti uomini da quintetto base. Viaggio nel vuoto per troppi giocatori varesini cominciando dall''ex Alviti che ha chiuso con 1 su 9 al tiro.
Per Messina un riavvicinamento all'anima di una squadra che anche nelle serate felici riesce a farlo arrabbiare per le 17 palle perse, ma tutto era reso facile da un'avversaria in pantofole, stradominata a rimbalzo (18 a 43), con una difesa senz'anima dove soltanto il finlandese Nkamhoua, padre del Camerun, ha provato a reagire. Per Milano che già preparava le valige pensando alle trasferte di domani in Baviera, quasi facile, e quella molto più difficile di giovedì in Lituania, contro la Kaunas sorprendentemente capoclassifica dell'Eurolega, il piacere di aver trovato i 20 punti di Armony Brooks e, in parte, anche un Lorenzo Brown che, a parte le troppe palle perse, ha saputo alimentare un attacco che non avuto neppure bisogno di Shields, 2 tiri da 3 in 16', per cucinare una Varese mentalmente fuori gioco dal primo minuto e non soltanto per la mancanza di Renfro.
La testa dei giocatori conta davvero tanto e questa settimana, proprio nella panna acida dove le due regine d'Italia si sono perdute, abbiamo scoperto che la Stella Rossa che aveva illuso Milano, orribile anche nella seconda giornata, ha ritrovato tutti i suoi talenti sul campo del Fenerbache campione anche se in Turchia era andata senza Sfairopolus, l'allenatore silurato.