
Niente cinema, nessun film. Dopo aver "girato" venerdì sulle strade di 007 il Tadej non muore mai, lo sloveno campione del mondo e in maglia gialla si prende una giornata di pausa o giù di lì. Anche perché il Tour va su, verso il Tourmalet, la cima più alta, quella dedicata allo storico direttore della Grande Boucle, Jacques Goddet.
Niente cinema o effetti speciali ieri nel tappone pirenaico. Taddeo si mette in modalità ascolto e attende che ognuno faccia la propria mossa. Si muove poco il leader della corsa, non vuole esagerare con i banchetti, avendo già ingurgitato la bellezza di quattro tappe. Nei quattro chilometri finali risponde a un paio di attacchi del solito Vingegaard e come da copione i due fanno il vuoto. Davanti a loro, però, c'è l'olandese Thymen Arensman, ribattezzato in gruppo Pellicano, che sul col de Peyresourde prende e va e si sciroppa tutto solo gli ultimi 35 chilometri. Vittoria più che meritata questa per il portacolori della Ineos TotalEnergie, compagno di squadra di Ganna (andato a casa per caduta alla prima tappa, ndr): aveva già sfiorato il successo arrivando ad un passo da Simon Yates. Forte a cronometro e tosto in salita, a 25 anni e al suo primo Tour, può vantare un quinto posto una Vuelta (con una tappa vinta) e due sesti posti al Giro, l'ultimo ottenuto proprio qualche mese fa. Tornando a quei due, Vingegaard ha il grande merito di provarci, sempre e comunque e di assicurare che il suo atteggiamento sarà lo stesso sin da martedì, sul Mont Ventoux. "Sento di stare bene, mi sembra di stare sempre meglio, perché considerare questo Tour già perso, io preferisco pensare che sono ancora in grado di vincerlo", spiega con assoluta convinzione il danese, che comunque nello sprint finale concede a Taddeo qualche secondo.
Uno che ha deciso di abbandonare il set e non girare più questo reality è Remco Evenepoel, che da terzo in classifica è costretto al ritiro: colpa della botta psicologica patita l'altro ieri quando nella cronoscalata è stato raggiunto e superato da Vingegaard? Ah, saperlo. Chi non perde invece le staffe e ne avrebbe ben donde è Jonny Milan. L'altro giorno, nella cronoscalata, molti velocisti sono stati salvati dal collegio di giuria presieduto dall'italiano Crocetti, che ha pensato bene di alzare il tempo massimo: dal 33% (che è già tanta roba) al 40% del tempo del vincitore. Questo ha consentito a corridori come Tim Merlier di restare in corsa.
Milan, che la crono l'ha fatta a tutta, ora rischia di perdere magari la prossima volata da chi invece doveva essere già a casa. Per la cronaca, la maglia verde della classifica a punti è sempre sulle spalle di Jonathan.