La verità, tutta la verità, nient'altro che la verità. Lo giurano i testimoni dinanzi ai giudici. Dinanzi all'obbligo di spiegare in pubblico il disastro mondiale con la Svezia, Gian Piero Ventura, ex ct della Nazionale, esonerato perché indisponibile alle dimissioni, si è congedato invece con una dichiarazione affidata all'agenzia Ansa che dribbla l'obbligo di declinare tutta la verità, persino la sua, quella di parte insomma. L'incipit, come il resto del congedo, è un «dico e non dico» che non fa luce sui tanti episodi venuti a galla in questi ultimi giorni, tipo il rifiuto di De Rossi di entrare suggerendo l'utilizzo di Insigne, oppure l'sms di un azzurro che invocava il ricorso a Buffon perché il club Italia era diventato «una nave senza comandante in mezzo alla tempesta». «Le sconfitte, soprattutto quelle più dolorose, non si possono spiegare con una sola verità: nel momento dell'insuccesso bisogna dare risposte a una lunga serie di interrogativi» è il messaggio in codice di Ventura. Come dire: avrei da raccontare anche la mia versione e da rivolgere domande scomode al calcio italiano e ai suoi dirigenti. Forse sarebbe stato più utile, persino in queste ore scandite da stroncature e giudizi perentori, parlar chiaro.
E invece dovremo aspettare i prossimi mesi o qualche sfogo tra amici a Bari, dinanzi a un piatto di riso, patate e cozze. «Sono stati e sono giorni difficili e di profondo dispiacere: provo una sensazione d'incompiutezza dal momento in cui non ho raggiunto il traguardo dei mondiali» la seconda espressione. «Guidare la Nazionale mi ha trasmesso senso di appartenenza e orgoglio mai provati prima perché non ci può essere niente di più grande. Ho lavorato con tutto me stesso, con serietà e professionalità: non sono riuscito là dove ero convinto di farcela alla guida di un gruppo di ragazzi che non smetterò mai di ringraziare. Ho lavorato anche per preparare i più giovani al grande salto che potevano e possono ancora fare, in modo da arricchire tutto il nostro movimento» la parte auto-assolutoria della dichiarazione. Che si conclude con l'augurio rivolto al suo successore.
E a proposito di prossimo ct, le ultime sul conto di Carlo Ancelotti sono le seguenti. È confermato che Carlo Tavecchio, utilizzando il canale privilegiato di Adriano Galliani, ex ad del Milan berlusconiano e amico personale del tecnico emiliano, è in contatto telefonico con la sua residenza canadese di Vancouver. Ancelotti, che non è tipo da scelte improvvise e irrazionali, si è preso qualche settimana di tempo per riflettere, prima di dare una risposta ufficiale alla proposta di sedere sulla panchina azzurra con ampi poteri e la possibilità di scegliersi i suoi collaboratori. Ai primi di dicembre, infatti, è previsto il suo arrivo a Milano, in Italia per far visita a figlia e nipote. In quella circostanza parlerà personalmente con il presidente federale per sciogliere la sua riserva. Mentre arrivano altri segnali di profonda inquietudine dal mondo del calcio.
Il sostituto procuratore della federcalcio, Enrico Tarantino, presidente della camera penale di Catania e numero due dell'ufficio di Pecoraro, si è dimesso via facebook «per le mancate dimissioni» di Carlo Tavecchio dopo il crac azzurro.
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