
Su Carcassonne risuona l'inno belga. Tim Wellens (nella foto), uomo di fiducia di Tadej Pogacar, resiste e le suona a tutti.
Festa grande in casa Uae Emirates, che non ce la fa a perdere, anche perché in fuga manda uno che non è un pincopalla qualsiasi, ma è un signor corridore, capace di vincere in carriera classiche così come tappe al Giro al Tour e alla Vuelta. Il 34enne gladiatore belga entra nel club di chi ha almeno una tappa in tutti e tre i Grandi Giri l'ha vinta: è il 113° della storia.
Non ce la fanno, anche se Tadej resta fermo e lascia fare, alla fine a vincere è sempre un emiratino della compagine della maglia gialla. "Avevo la mia possibilità e non me la sono fatta sfuggire", spiega il belga.
Cinque sono i successi belgi in questo Tour, cinque pure quelli della Uae (quattro di Tadej, ndr). In verità pensa di aver vinto una vecchia gloria del nostro sport che va alla ricerca di un successo che lo riporti sul podio più prestigioso. Julian Alaphilippe, due volte mondiale, sbatte in avvio contro uno spartitraffico, rischia di fermarsi per i dolori alla spalla, poi va persino in fuga e vince la volata per il terzo posto ma esulta come se avesse vinto. Il problema è che nella caduta del mattino il fuoriclasse transalpino rompe la radio e dall'ammiraglia non riescono a fargli sapere che davanti a lui sono rimasti Wellens e Campenaers.
Quando taglia il traguardo e il massaggiatore anziché festeggiarlo gli porge la salvietta e gli sussurra che è terzo, il francese fa un gesto di stizza e prosegue verso i motorhome senza rilasciare dichiarazioni. Torna in albergo nero come la maglia Tudor che indossa: la sua reazione è più che comprensibile. Oggi il Tour riposa, domani si riparte con un piatto forte: l'arrivo sul Mont Ventoux.