Volata... per il bagno L'Italia ha scoperto una nuova Doranda

Nostro inviato a Londra
Cercavamo Dorando, abbiamo trovato la Dorandina. Dorando aveva sbagliato dose, lei cercava il bagno. Ma l'impresa c'è: ha acchiappato un bel posto fra i protagonisti della maratona. Pioggia, sole, ancora pioggia, dentro e fuori dalla storia di Londra: Big Ben, Buckingham Palace, Trafalgar Square, Westminster, King street, Waterloo, Royal Hall, la cattedrale di Saint Paul. Più bella la cartolina della gara, più invitante il percorso della storia. La maratona di Londra si è raccontata così: un gioco di bellezze e ricordi, immagini e simboli. E quelle ragazze che correvano. Felici per esserci, sorprese per la meravigliosa voglia del pubblico di correre con loro. Ma poi la sofferenza dei 42 km è sempre straziante, peggio se all'inizio e alla fine ti accompagna pioggia battente che raggrinzisce i muscoli quando tutto diventa chiodo: nelle scarpe, nei muscoli e nella testa.
Maratona dalla solite facce nere, salvo l'imprevisto quando vedi là davanti una maglia azzurra: una vecchia ragazza, 36 anni non sono pochi per correre un'olimpiade, che mostrava il piacere di esserci. Ma Valeria Straneo non è un tipo ordinario: laureata in lingue e letterature straniere, madre di due figli, fino a qualche tempo fa lavorava in un asilo nido. Poi ha deciso di far sul serio con la maratona. Ieri pareva un Ufo, dopo dieci chilometri tende la mano del saluto a un amico. Mentre le altre avevano visi già ingrugniti. Ma cosa fa? Mica è la Stramartino. E gli inglesi a domandarsi: questa cosa chi è ? Da Buckingham Palace devono aver allungato lo sguardo preoccupati. Non ci capiterà un altro Dorando? Forse. Vero.
Noi italiani eravamo già pronti a risfoderare una leggenda. Turisticamente molto più accattivante la maratona di Doranda-Valeria: meglio questa Londra di quella che Dorandino ci ha disegnato a inizio secolo. Ma, insomma, sognare non costava nulla. La Straneo per mezza maratona ha condotto corsa di testa, seguita da occhi stupiti. Poi il sogno si è dissolto e la maratona ha cominciato a prender forma moderna. Via le etiopi(vincerà Tiki Gelana, cugina della Abera che vinse a Sydney, buon sangue…), dietro le keniane, la Jeptoo ha tenuto testa fino a un chilometro dal traguardo. Solo una bianca russa, Tatyana Petrova Archipova, a tampinare le due fin sul podio del bronzo. Doranda si è defilata. Peccato, salvo scoprire che stavolta il dramma era diverso. Doranda–Valeria ha capito che doveva correre, ma per andare in bagno. «Non sapevo più che fare! Al 30° chilometro mi ha preso questo mal di pancia. Vedo l'insegna della toilette. Ci penso. Poi mi dico: ma che faccio? Devo finire, devo farcela». E allora inseguita dalla musica di un Rocky, s'è tenuta la pancia e via. È sfilata sotto il traguardo, fuggendo verso i bagni. C'è voluta mezzora per scaricarsi. Dissenten dal medico, complimenti da tutti. E lei a ricordare finalmente. «Sentivo il rumore della folla. Bellissimo, forse troppo: serviva un po' di silenzio». E che altro? Scivolata indietro, ha preso a rimontare. «E sognavo il bagno». Eppoi? «Ottava? Mica male, sono soddisfatta. Vincere no, non ci pensavo.

Magari se non stavo così male potevo scavalcarne ancora una».
È stata la quarta europea. E resterà nella storia dell'Italietta: terza donna a entrare nelle prime otto. Prima solo Laura Fogli(6a) e Maria Curatolo(8a) a Seul. Ma lei... lei sarà sempre un po' Doranda.

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