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Vucinic, ogni rete costa 1 milione L’affare Calaiò: 60mila euro a gol

Vucinic, ogni rete costa 1 milione L’affare Calaiò: 60mila euro a gol

Al primo stop approssimativo, lo Juventus Stadium si è messo a fischiare Mirko Vucinic. Come se fossero lì al varco ad aspettarlo. Del resto non si può neppure parlare di pazienza zero.
Il montenegrino sta deludendo perché non segna, peraltro come tutto l’attacco bianconero. Nessuno di loro è nei primi dieci in classifica, ma se qualcuno l’estate scorsa pensava di aver portato un bomber alla Juventus allora l’errore è all’origine. Sempre in doppia cifra nelle sue precedenti tre stagioni alla Roma, ma solo 35 gol in tutto per Vucinic, in questo campionato fermo a tre, peraltro unico straniero in un attacco molto italiano. Matri, Del Piero, Borriello, Pepe e Quagliarella sono nel gregge e si potrebbe aggiungere anche il resto dei bomber che ha lasciato da poco la compagnia come Amauri, Toni e Iaquinta, tutti con zero tracce in classifica cannonieri, unica eccezione Sebastian Giovinco, 9 reti, svernato a Parma. E tutti hanno capito che nella Juventus nove reti non le avrebbe mai segnate perché nel Ducato gioca avanti e basta, allo Juventus Stadium al primo stop sberciato fine delle trasmissioni. Vucinic forse paga più di altri il nuovo trend dove fa molto high tech chiedere al bomber di ripiegare e fare pressing. Finisce che fa tutto tranne i gol.
Ogni rete di Vucinic finora sta costando un milione tondo alla Juve (il suo ingaggio diviso per il numero delle reti), eppure non è nemmeno il peggior affare dell’ultimo mercato, Diego Forlan fa pesare per un milione e 750mila euro ogni palla che infila in porta. In fondo i gol di Vucinic costano quanto quelli di Castaignos, Lamela e Alvarez. Ma le punte di Conte sono l’emblema del momento e Vucinic la punta dell’iceberg perché il calcio è tutto tranne qualcosa di logico. Il miglior rapporto gol-ingaggio è quello dell’italianissimo Calaiò, cannoniere silente del Siena con poco più di 60mila euro al colpo, e che naturalmente non vede Coverciano neppure da lontano. Del resto non gioca in nazionale neppure Totò Di Natale, vincitore delle ultime due stagioni e attualmente in testa con il fenomeno Ibrahimovic.
Fare i gol è fondamentale, solo qui passa la tesi che il campionato in Italia lo vince la squadra che prende meno reti. Se non segni non vinci. Infatti guida la classifica il Milan che ha fatto più reti, 53, e non la Juventus che ne ha subite meno, 16. Cosa manca all’Inter quest’anno? Facile: i gol di Eto’o. Cosa manca alla Juventus per giocarsela spalla a spalla col Milan? Facile: Ibrahimovic. I suoi gol costano al Milan solo 500mila euro l’uno, per ora. E così adesso l’entourage juventino pensa all’uruguaiano del Liverpool Luis Suarez, il dg Beppe Marotta ha capito l’errore.
Gente dal gol facile ne nasce sempre meno e quei pochi vanno tutelati. Adesso Allegri sta cercando di recuperare Alexandre Pato, uno dei casi misteriosi e autore finora di una sola rete in campionato, costo 4 milioni, il bomber con il gol più caro di tutta la serie A. Massimiliano Allegri ieri ha tentato una difesa d’ufficio: «Pato nota stonata? Ma no, quest’anno non l’abbiamo mai avuto». È vero, ma non cambia la realtà, una rete del Papero costa quattro milioni, con l’aria che tira una voragine per le casse societarie. Gli attaccanti sono una specie in via di estinzione, non è stato d’aiuto neppure l’ultimo mercato con gli arrivi di Bojan, Cissè, Zè Eduardo, Lamela, Vargas, stranieri con ingaggi alti, gol pochi, eppure dopo 26 giornate i gol stranieri sono 313 contro 310 italiani.

Finiti i tempi di Vialli e Vieri ma dietro agli attuali Di Vaio, Rocchi e Di Michele, usato sicuro, non c’è solo Balotelli in Premier: Borini otto reti nella Roma, 570 mila euro d’ingaggio, non è solo un atto di coraggio di Luis Enrique, lui ha il gol facile, arriva uno straniero su una panchina italiana e lo fa giocare.

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