La Juventus sul più bello si scopre col braccino corto. Il momento più difficile della stagione bianconera ha una diagnosi definita: pareggite. Dodici volte è uscito il segno x a Torino, di cui ben quattro nelle ultime cinque partite, in mezzo la vittoria col Catania. Conte la chiama fatica, Marotta involuzione: per ora resta inappropriato pescare nel vocabolario parole come crisi. Evidenti le cause di questo pericoloso passaggio a vuoto: fisico, mal di gol e Vucinic.
Sicuramente tra Milan e Chievo non è stata una Signora in forma. Il suo allenatore lo ripete allo sfinimento: «Per vincere dobbiamo andare a tavoletta». In questo momento non si può fare perché è evidente la condizione precaria di alcuni uomini chiave: Lichtsteiner e Marchisio, Pirlo e Bonucci. Finora la Juve ha fatto dellaggressività e della corsa il suo marchio di fabbrica, sul quale ha costruito limbattibilità. Ma appena è calata la forza fisica sono emersi i limiti. «Noi dobbiamo cercare di congelare le partite, ma ci manca lesperienza per farlo», ha detto Conte a conferma dellappannamento della squadra che in questo momento «non può andare a duecento allora». Così diventa difficile tenere il ritmo del Milan che corre e segna e «che se spinge vince facile lo scudetto», ammette il tecnico bianconero. Inoltre aumentano gli infortuni: Barzagli e Chiellini gli ultimi due. Sosterranno gli esami oggi. Per il primo cè cauto ottimismo. Mentre il secondo è lui stesso a chiamarsi fuori via twitter: «Qualche partita la salterò di sicuro, speriamo il meno possibile...».
Non è un caso che di pari passo con lo scadimento della forma, sia emerso il mal di gol. Cinque nelle ultime cinque partite, di cui tre contro il Catania. Se nella prima parte della stagione il problema era rimasto sotto la sabbia, grazie alle prodezze di Marchisio e Pepe (undici gol in due, ma gli ultimi risalgono a dicembre), ora è evidente. Sul banco degli imputati le punte. Lunico assolto è Matri, già in doppia cifra. Quagliarella, rientrato dal grave infortunio, non ha ancora potuto garantire il suo apporto. Del Piero, appena 330 giocati, è a secco, mentre il rinforzo invernale Borriello non si è ancora sbloccato. Tutti, per un motivo o per laltro, possono rivendicare delle attenuanti. Chi non può farlo è Mirko Vucinic, fermo a 3 gol (pesante solo quello allInter). Per il resto non ha mai fatto la differenza. Il suo preferire sempre il fioretto alla spada non basta più: ha esaurito i bonus anche con i tifosi che sabato sera lhanno fischiato.
Stride la differenza con Ibrahimovic, anche per ammissione di Marotta: «Non abbiamo dei superfuoriclasse». La Juventus adesso ha bisogno che Vucinic smentisca gli scettici. La prima occasione arriva mercoledì col Bologna, a cui ha segnato il suo primo gol in bianconero allandata. Una mano potrebbe dargliela anche Conte che sta facendo il gioco delle coppie nel tentativo di ritrovare la via del gol. Ora potrebbe provare ad affiancare al montenegrino un giocatore di qualità, come era Totti alla Roma. Lidea: Quagliarella o Del Piero. Uno, insomma, che parli la sua stessa lingua calcistica. Perché? Basta andare a rivedersi la bella combinazione col capitano sventata in extremis dalla difesa del Chievo.
Può essere quella una via per continuare a sognare come vuole fare Buffon. «Trasformiamo il rammarico in rabbia, da mettere in campo nella prossima gara - ha rilanciato ieri il portiere -. Dare il massimo per noi devessere un dogma perché è così che ci siamo fatti rispettare».
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