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Zona Roma e zona Milan. La Bella e la... Bestia

Una è equilibrata, cambia ritmo e segna sempre nella ripresa. L'altra subisce, sfiora il tracollo e poi si salva nel recupero

Zona Roma e zona Milan. La Bella e la... Bestia

Provate a mettere insieme la Roma e il Milan, se ci riuscite. Una comanda il calcio italiano dopo una vita (ultima presenza in quella posizione datata 18 aprile del 2010, la domenica dopo sconfitta in casa con la Samp di Pazzini e Storari e addio scudetto), l'altro è distante 10 punti dal tetto della classifica e fa disperare tutti, tifosi, dirigenti, tecnici, addetti all'ufficio stampa scavalcati e spiazzati dal procuratore Raiola nella vicenda Balotelli, le scuse pubbliche e solenni pronunciate ieri da Mario in tv. Proviamo una definizione: la bella e la bestia. La bella è la Roma di Garcia (capace di seppellire definitivamente il ricordo e il calcio dogma di Zeman), regina incontrastata della ripresa, la bestia è il Milan di Allegri che tira fuori gli artigli solo nei minuti finali riparando a clamorose sconfitte con recuperi da guinness dei primati. A modo loro e in vista della sfida di metà dicembre, possono andare a braccetto in questa settimana che racconta molte storie e tante disavventure, persino gesti d'altri tempi (Campedelli). La spiegazione è didascalica.

Prendete la Roma, disegnata secondo tradizionali disegni tecnici dal ds Sabatini, finalmente liberato dell'ombrello invadente di Franco Baldini: più esperienza (Maicon, Benatia, De Sanctis) meno gioventù (via Marquinhos, Lamela, Osvaldo) e recupero dei talenti umiliati e sprecati dal boemo (De Rossi e Pjanic). Così la Roma, in perfetto equilibrio tra i reparti, può segnalare una caratteristica che al momento sembra avere radici misteriose: vince tutte le sue partite nel secondo tempo. Non una, due, ma tutte e 5, e lucida le sue cifre da capogiro, secondo miglior attacco del torneo (12 gol fatti) e miglior difesa (1 gol subito) grazie anche alla posizione di capitan futuro, alias De Rossi, che gioca attaccato ai due centrali, e fa da scudo, tipo Nazionale all'europeo contro la Spagna. Il gioco, specie con la Samp, non cattura sempre l'occhio ma nella ripresa la Roma passa facile grazie anche alla studiata alternanza dei cambi: un tempo tiene palla, un tempo sferra il colpo da ko.

La bestia ha comportamenti e zig zag che richiamano alla memoria proprio il calcio scriteriato di Zeman. Per vincere col Bologna avrebbe dovuto fare 4 gol, insufficienti i 3, due dei quali realizzati nel finale, in zona recupero, un tempo Cesarini e oggi chiamata zona Milan. Le rimonte non sono episodiche con Allegri (memorabile quella di Lecce, da 0 a 3 a 4 a 3), cominciano questa volta a Torino (da 0 a 2 a 2 a 2), proseguono in Champions (col Celtic 2 a 0 negli ultimi 10 minuti), si esauriscono col Napoli (rigore sbagliato e sigillo di Balotelli al '91) per proseguire a Bologna. Complimenti al temperamento, allo spirito guerriero e anche al coraggio del tecnico che schiera, parole di Pioli, suo collega, «unica squadra di seria A, ben sette giocatori in attacco», gli altri tre, Zapata, Mexes e De Jong, restano in copertura. E forse qui cominciano i tormenti dei berlusconiani che subiscono troppi gol e tutti della stessa fattispecie. Non c'entrano le assenze, concentrate in altri reparti (Abbiati, Abate, Zapata, Mexes, Constant schierati a Bologna: unico fuori De Sciglio). C'entrano semmai i cali di attenzione. «Al primo mezzo errore ci castigano» parere di Abbiati, replicato da Abate.

Alt: gli errori non sono mezzi ma interi, ripetuti e amplificati da un dato significativo (10 gol subiti in 5 partite, 6 tiri nello specchio della porta dall'attacco bolognese, 3 gol, una traversa e due parate di Abbiati). La bestia non riesce a consolarsi per questi recuperi che sanno di miracoloso perché la classifica è precaria e la bella nel frattempo vola.

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