Spread, Roma batte Madrid Sì dell’Ue al Patto di bilancio

Controsorpasso. Ci sono voluti più di sette mesi, ma nel derby dello spread l’Italia è tornata a superare la Spagna nel giorno della firma al nuovo Patto di bilancio Ue, il cosiddetto fiscal compact. Se ancora a dicembre la forbice con i Bund tedeschi vedeva i nostri Btp soccombere per quasi 200 punti nei confronti dei Bonos iberici, nel corso della giornata di ieri il gap si è prima annullato e poi rovesciato a nostro favore. Il differenziale di rendimento dei titoli italiani è infatti sceso a quota 308, contro i 309 di quelli spagnoli. È un punto soltanto, ma sintomatico del cambiamento di umore dei mercati.
Da una parte, del resto, c’è un Paese come l’Italia che sta raccogliendo l’apprezzamento della comunità internazionale per gli sforzi di risanamento compiuti; sull’altro versante, il premier Mariano Rajoy ha invece dovuto ieri ammettere che non riuscirà quest’anno a centrare gli obiettivi di bilancio. Il deficit è stato corretto al rialzo al 5,8% del Pil, un valore ben superiore al 4,4% concordato da Josè Luis Zapatero. Colpa della recessione e dell’alta disoccupazione, ha spiegato Rajoy. Senza peraltro giustificarsi, e senza averne parlato con i colleghi europei: «Perché avrei dovuto? È una decisione sovrana della Spagna», si è difeso. Lo “strappo” di Madrid, non è però piaciuto ai leader dell’Eurozona. Dura la Cancelliera tedesca, Angela Merkel: «Non ha senso» sostenere che gli obiettivi di disavanzo non valgono più. A maggior ragione ora che l’Unione europea ha messo in calce la firma dei leader di 25 su 27 Paesi dell’Unione (la Gran Bretagna e la Repubblica ceca non hanno aderito al trattato) sul nuovo Patto di bilancio che vincola i governi al pareggio dei conti. Una golden share voluta dalla Merkel, in cambio di contributi tedeschi più generosi agli Stati in difficoltà. Considerato che il tetto dello 0,5% del deficit-pil è praticamente impossibile da rispettare per molti Paesi dell’Eurozona, l’accordo prevede che, prima che scattino le sanzioni automatiche, le nazioni in disavanzo possano adottare meccanismi correttivi.
Fa intanto discutere la mossa con cui le banche hanno «parcheggiato» presso la Bce - in un solo giorno - oltre 300 miliardi. Al momento, nei depositi overnight (tasso dello 0,25%) ci sono 777 i miliardi, un record nei 13 anni di storia dell’Eurotower. Una buona parte dei 530 miliardi di liquidità erogata dall’istituto guidato da Mario Draghi nella maxi-asta di martedì scorso è dunque rientrata a Francoforte. «Una partita di giro, o meglio di raggiro», dicono le associazioni dei consumatori. È però evidente che la forte crescita di questi depositi è anche la spia della sfiducia nel mercato interbancario.

Poi ci sono ragioni tecniche: i requisiti di liquidità e di capitale imposti alle banche ostacolano il pieno trasferimento di questi fondi all’economia reale. Un’ulteriore discesa degli spread potrebbe essere d’aiuto, perché ridurrebbe la richiesta di capitali da parte dell’Eba, l’Authority bancaria Ue.

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