Spunta il contratto senza cifra. "C’è l’ombra del falso in bilancio"

L'esperto sul giallo del catasto. Nel rendiconto della società venditrice non ci sarebbe alcuna traccia della transazione

Il mistero del prezzo scomparso, ovvero il nuovo capitolo del giallo sulle case dei Tulliani. Scenario, la grande abitazione romana nel comprensorio di Valcannuta, dove vive il presidente della Camera con Elisabetta Tulliani, già di proprietà della Katape srl, l’immobiliare dell’Associazione calcio Perugia guidata da Luciano Gaucci, che li ha venduti prima di fallire. Si tratta, in pratica, di uno degli immobili che Gaucci afferma di avere «intestato fiduciariamente» a colei che allora era la sua fidanzata, per metterli al riparo dal disastro: esattamente opposta, come si sa, la versione di lei, che afferma di esserne l’unica proprietaria.
Ma a cambiare le carte in tavola arriva ora un elemento nuovo: o meglio, la sua mancanza. Il fatto cioè che non ci sia da nessuna parte la prova che quell’immobile sia stato acquistato. Alla banca dati del catasto infatti - secondo la ricostruzione del quotidiano Libero - risulterebbe sì il contratto di acquisto dalla Katape da parte di Sergio Tulliani e Francesca Frau, i genitori di Elisabetta, nel 2002: ma non sarebbe indicata nessuna cifra per la transazione. Non solo: secondo la ricostruzione, non smentita, nel bilancio della Katape di quell’anno non c’è traccia della vendita. Anzi, il valore degli immobili posseduti dalla società è addirittura superiore di 3.317 euro rispetto all’anno precedente. Il che non significa automaticamente che Gaucci abbia ragione, sostenendo di non avere venduto ma intestato fiduciariamente i suoi immobili alla Tulliani: ma, come sanno i lettori di gialli, la mancanza di una prova conta quanto la sua presenza. E qui, la prova della vendita manca.
Mentre dovrebbe esserci: «Una società che vende un bene come un immobile - conferma un esperto del settore - deve rilevare l’eventuale plusvalenza (o minusvalenza) nei suoi conti, altrimenti è falso in bilancio. Per non parlare del contratto di vendita, dove la cifra è un elemento assolutamente essenziale». E se fosse stata invece un’intestazione fiduciaria? «Non è un’operazione possibile nei confronti di un privato: nel nostro ordinamento è riservata infatti alle società fiduciarie autorizzate, iscritte a un apposito elenco, che hanno l’incarico di gestire il bene, come appunto l’immobile, di cui però il diritto reale rimane al proprietario. Tra privati è possibile semmai la donazione simulata, operazione di per sè non illegittima, purché non danneggi altri».
Per esempio, in questo caso, a essere danneggiati potrebbero essere i creditori dell’Ac Perugia di Gaucci, dichiarata fallita nel 2005. Infatti, il tribunale di Roma già nel 2006 aveva chiesto il sequestro preventivo della casa acquistata dai Tulliani, insieme a tutti gli altri immobili della Katape.

Il provvedimento si è poi perso nei meandri dell’inchiesta, ma, nel 2010, il sequestro delle quote della Katape è stato effettuato. E ora è aperta l’indagine su tutte le operazioni effettuate dalla società, per verificarne la congruità, e nel caso chiederne la revoca: la casa del mistero rischia grosso.

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