Mio caro Robbie,
Ti mando separatamente un manoscritto che spero ti arrivi tranquillamente. Appena lo avrai letto, voglio che tu lo copi per me.
Ci sono molti motivi per cui vorrei che lo facessi, uno sarà sufficiente. Vorrei che tu fossi l’esecutore testamentario della mia eredità letteraria in caso di mio decesso e che avessi il pieno controllo sulle opere teatrali, i libri e gli articoli. Appena saprò di avere il diritto di fare testamento, lo farò. Mia moglie non capisce la mia arte, né potevo aspettarmi che provasse verso di essa un qualche interesse e Cyril è solo un bambino. Quindi mi viene naturale rivolgermi a te, come faccio per tutto, e vorrei che tu custodissi tutti i miei lavori. Puoi imputare i costi della loro vendita a Cyril e Vivian.
Ebbene, in quanto mio esecutore testamentario letterario devi essere in possesso dell’unico documento che spieghi la mia incredibile condotta... Quando avrai letto la lettera ti apparirà chiara la spiegazione psicologica di un comportamento che da fuori sembra solo la combinazione di idiozia assoluta e volgare spacconeria. Un giorno la verità dovrà essere conosciuta - non necessariamente mentre io sono ancora vivo... Ma non sono pronto ad adagiarmi sulla grottesca gogna nella quale mi hanno posto per sempre, per la semplice ragione che ho ereditato da mio padre e mia madre un nome di un certo prestigio nella letteratura e nelle arti e non posso lasciare che questo nome sia disonorato per l’eternità.
Non voglio difendere la mia condotta, solo spiegarla. Vi sono passaggi nella mia lettera che affrontano la mia evoluzione intellettuale in prigione e l’inevitabile evoluzione del mio carattere e della mia disposizione mentale rispetto alla vita che sono sopravvenute. E voglio che tu e chiunque altro stia ancora al mio fianco e mi voglia bene sappiate esattamente in che stato d’animo e in quale maniera spero di affrontare il mondo. Certo, da una parte so bene che il giorno del mio rilascio passerò semplicemente da una prigione all’altra, e ci sono momenti in cui il mondo intero non mi sembra più ampio e meno terrificante della mia cella. Eppure credo ancora che in principio Dio creò un mondo in ciascuno di noi ed è in quel mondo interiore che dobbiamo cercare di vivere. Ad ogni modo nel leggere quei passi della mia lettera proverai meno dolore che negli altri. Non ho certo bisogno di ricordarti quanto il pensiero per me sia materia fluida - per tutti noi - e di quale sostanza evanescente siano fatte le nostre emozioni. Eppure vedo ancora una sorta di possibile traguardo verso il quale, attraverso l’arte, posso dirigermi. E non è improbabile che tu possa aiutarmi. \
In realtà, Robbie, la prigione ti fa vedere le persone e le cose per ciò che realmente sono. È per questo che ti trasforma in pietra. È chi vive all’esterno che viene tratto in inganno dall’illusione di una vita in moto costante, e così ruota insieme alla vita contribuendo alla sua irrealtà. Chi rimane immobile vede e sa. Che la lettera serva o meno a meschini e moralisti, a me ha comunque fatto bene. Ho liberato il petto di quell’ingombro pericoloso che mi grava sul cuore, per parafrasare un poeta che io e te abbiamo pensato di salvare dai filistei. Non ho bisogno di ricordarti che la mera espressione è per un artista l’unico e supremo modo di vivere. È grazie al linguaggio che noi viviamo. Tra tutte le cose per le quali devo ringraziare il Governatore, lassù, per nessuna gli sono più grato della concessione della ricchezza nella scrittura e della capacità di modularla secondo la lunghezza che desidero. Per quasi due anni ho portato dentro un peso crescente di amarezza del quale non mi sono ancora del tutto liberato.
Fuori dal
muro della cella vi sono dei poveri alberi neri insozzati di fuliggine che stanno esplodendo in gemme di un verde quasi lacerante. So bene che cosa stanno passando. Stanno trovando espressione.
Per sempre tuo,
Oscar
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