Spunta la pista passionale nel delitto di Desio

Spunta la pista passionale nel delitto di Desio

Due gialli da svelare, una prostituta soffocata nel suo pied-à-terre in via Sanzio a Milano, un imprenditore crivellato di colpi nel suo ufficio invia Bramante 15 a Desio. E se per la prima vittima si ipotizza l’omicidio a scopo di rapina, mancano soldi e gioielli, per l’altra le piste sa seguire sono davvero tante.
Per venire a capo del delitto di Maria Burgato, 55 anni, la squadra mobile sta analizzando tabulati telefonici, lei riceveva solo su appuntamento, e immagini dalle telecamere in strada nella speranza abbiano immortalato l’assassino.
Affari economici e affari sentimentali, possono invece spiegare la morte di Paolo Vivacqua, al centro di un vorticoso giro di soldi, ma anche di donne. Nato 51 anni a Ravanusa in provincia di Agrigento, residente a Pregassona, vicino Lugano, ma con villa con piscina a Desio, dove aveva lasciato una moglie inferocita e figli. In realtà lui viveva a Carate con una romena di 30 anni più giovane che a sua volta aveva lasciato il marito e gli aveva dato il quarto figlio. Proprio la convivente, che lo cercava dalle 11.30, l’ha trovato alle 15.30 alla sua scrivania, colpito da sei proiettili. Chi l’ha ucciso ha ben programmato il delitto: il lunedì infatti sono chiusi bar e parrucchiere a fianco dell’ufficio. Ha poi usato una 7.65, il calibro più diffuso nel nostro Paese. Dunque il più anonimo.
Nella sua vita un vorticoso giro di affetti ma anche di società, specializzate nel commercio dei metalli ferrosi. E di contenziosi: una condanna per fatture false, un processo in corso per frode fiscale, ricorsi contro il Comune di Desio per la villa in odore di abuso e per una discarica, mai autorizzata. Senza contare le sue origini siciliane, che fanno subito pensare alla Mafia, anche se il suo nome mai è emerso da indagini, informative o confidenze.

Personaggio difficile da inquadrare: girava in Ferrari e elicottero, non diceva mai di no a chi gli chiedeva aiuto. Come quando contribuì alle spese per il restauro del cimitero di Ravanusa, aggiungendoci anche una statua del Redentore, pagata tutta di tasca propria.

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