Spunta una possibilità estrema: ricorso alla corte di Strasburgo

Milano - È una sorta di quarto grado di giudizio. Una corsa contro il tempo ai supplementari della giustizia. A tentare di fermare la sentenza su Eluana sono tre organizzazioni: Vive Onlus, Federazione nazionale associazioni trauma cranico e Rete. Entro martedì presenteranno un ricorso d’urgenza a Strasburgo, alla Corte dei diritti dell’uomo. L’obiettivo è quasi irraggiungibile: bloccare il verdetto della Cassazione, in attesa di una pronuncia approfondita da parte di Strasburgo. Eluana, insomma, vivrebbe ancora per qualche mese e il suo futuro tornerebbe nelle mani dei giudici, non più a Milano o a Roma ma a Strasburgo. Qui si analizzerebbe l’eventuale violazione del diritto alla vita.

«Teoricamente - spiega l’avvocato Anton Giulio Lana, specialista, - tutto è possibile. La Corte, se ne è convinta, può invitare il Paese in questione, nel caso l’Italia, a non eseguire la sentenza». In altre parole il verdetto della Cassazione verrebbe congelato. «Io stesso - prosegue Lana - nel 2005 ho ottenuto una misura provvisoria, così si chiama, da Strasburgo, nei confronti di 11 clandestini che stavano per essere espulsi in Libia e avevano già un piede sulla scaletta dell’aereo. Bene, quelle persone, tre anni dopo, sono ancora in Italia e il loro destino è nelle mani di Strasburgo che deve ancora decidere».

Ma in quella storia, Lana rappresentava i destinatari del provvedimento di espulsione; resta invece da stabilire che titolo abbiano le tre organizzazioni - che rappresentano 34 associazioni - per mettere i bastoni fra le ruote della giustizia: «Quasi sicuramente - conclude Lana - il ricorso verrà dichiarato inammissibile, perché è improbabile che venga loro riconosciuta la qualità di vittime, in altre parole la legittimazione a ricorrere».

Si vedrà. Intanto nei palazzi della politica circola un’altra ipotesi, ancor più improbabile: un decreto legge che otterrebbe lo stesso risultato. Lo stallo. E il mantenimento della situazione attuale: il sondino che tiene in vita Eluana non verrebbe staccato. «Il governo salvi Eluana - grida Maurizio Ronconi dell’Udc - dopo la sentenza della Cassazione il governo emani un decreto legge in cui si vieti la sospensione dell’alimentazione forzata e dell’idratazione che non possono essere considerate cure».

Ancora più drastico Francesco Storace, leader de La destra: «Se in Italia ci fosse un ministro della Salute, non esiterebbe a proporre un decreto legge di una riga: a nessuna persona in condizioni di stato vegetativo può essere negato il diritto

all’alimentazione. Berlusconi non consenta la morte di Eluana». Al decreto legge pensa anche Francesco Cossiga, ma solo come esercizio accademico: «Non credo si possa seguire questa strada per motivi politico-giuridici e politici».

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