Se non fosse per il pulmino bianco con parabola targato Rai parcheggiato allingresso, sarebbe un giorno qualsiasi alla casa di cura Città di Udine. Un palazzone di sette piani tutto vetri lungo viale Venezia, vicino alla tangenziale; un casermone che scoppia di salute, tanto da costringere la dirigenza a trasferirsi poco lontano, sopra un supermercato biologico. Una clinica conosciutissima in città, una delle migliori secondo la Regione che lha accreditata, con punte di eccellenza come il Laboratorio di analisi e la Diagnostica per immagini, dove lanno scorso sono stati eseguiti quasi 630mila esami e 55mila tra radiografie, ecografie, risonanze magnetiche, Tac.
Non è una semplice casa di cura privata, quella dove Eluana Englaro sarà portata a passare gli ultimi giorni di vita: è una clinica specializzata in chirurgia (quasi 5mila ricoveri nel 2007) e nella procreazione assistita, un centro di terzo livello con 500 cicli di inseminazioni, scongelamenti, fecondazioni in vitro dai quali si sono avute 102 gravidanze. È il fiore allocchiello di un gruppo che comprende altri laboratori a Udine, Manzano, Porcia, un centro di riabilitazione fisiatrico e ortopedico, ambulatori di medicina del lavoro, e che partecipa alla gestione di un macchinario Pet, una tomografia specializzata nello studio e cura dei tumori. Vi lavorano 300 persone tra medici, infermieri e tecnici sanitari, più altri 60 collaboratori. È un colosso che crescerebbe ancora, se ricevesse più soldi dalla Regione. «Ci troviamo tra lincudine dei vincoli fissati dal Servizio sanitario e il martello di una crescente domanda dei cittadini», dice il direttore generale Riccobon.
Quello che manca è una struttura per lungodegenti. Perché allora accogliere Eluana Englaro? «È unopera di pietà e misericordia verso due persone - risponde lingegner Antonio Agosto, presidente della Città di Udine -: una è la disgraziata che da 17 anni vive in quelle condizioni, laltra suo padre che la assiste e soffre con lei». Non è stata la clinica a farsi avanti con gli Englaro: il contatto è stato preso dal dottor Amato De Monte, il primario di anestesia e rianimazione dellospedale di Udine che fin da subito si era detto disponibile ad accelerare la fine di Eluana.
Svanita la possibilità di ospitarla nelle strutture pubbliche dellazienda ospedaliera Santa Maria della Misericordia, lanestesista ha battuto la strada dei centri privati. La casa di cura Città di Udine metterà a disposizione stanze e attrezzature ma non il personale: la pattuglia di 20 volontari è stata raccolta da De Monte nelle scorse settimane e sarà lui a coordinarla. Ogni aspetto del ricovero è stato definito in un protocollo firmato pochi giorni fa. «Al servizio sanitario la degenza della signora Englaro non costerà un euro - assicura lingegner Agosto - e nemmeno alla sua famiglia.
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