Squinzi e Bombassei: Assolombarda si conta

Squinzi e Bombassei: Assolombarda si conta

Per una volta i due candidati alla presidenza di Confindustria, Alberto Bombassei e Giorgio Squinzi, hanno giocato entrambi in casa. Ieri pomeriggio in Assolombarda si è svolto il confronto indiretto tra i due pretendenti e la giunta degli industriali milanesi ha ascoltato le proposte del presidente di Brembo prima e successivamente quelle del patron di Mapei. Entrambi bergamaschi - Squinzi è di Cisano, Bombassei si è trasferito a Curno da bambino - sono due campioni delle pmi trasformatesi in multinazionali. Al termine della prima sessione, quando i due «concorrenti» si sono incontrati si sono stretti la mano, salutati dagli applausi.
Nessun pretesto alle polemiche, perciò. Ma che lo scontro sia destinato a inasprirsi con l’avvicinarsi delle elezioni lo si è capito proprio a Milano. Assolombarda può contare su una ventina voti nella giunta confindustriale e il patrocinio milanese è storicamente decisivo per la conquista di Viale dell’Astronomia. Non è un caso, pertanto, che l’ex presidente della territoriale meneghina Diana Bracco sia giunta con un’ora e mezzo di ritardo all’appuntamento, in prossimità dell’arrivo del suo «candidato» Squinzi, endorsement reso noto tramite intervista al Corriere di ieri. Così come non è un caso che il presidente di Telecom Franco Bernabé abbia lasciato la sede di Assolombarda alla fine della sessione di Bombassei, così come l’altro consigliere dell’operatore tlc ed ex presidente delle Fs Elio Catania.
Il presidente di Assolombarda, Alberto Meomartini, è stato ben attento a non far trasparire preferenze avendo lasciato libertà di coscienza agli associati e anche perché - da manager Eni - abituato all’ecumenismo. Tuttavia, secondo alcuni rumor, l’attivismo del predecessore Bracco non sembra avergli fatto troppo piacere. In platea alcuni nomi di spicco della finanza e dell’impresa come Umberto Quadrino, Stefano Parisi, Federico Falck, Arturo Artom e Benito Benedini. A Mister Brembo non sono state risparmiate domande sul progetto di cambiamento, ma i toni sono stati meno accesi rispetto al passato, per conquistare una platea meno focosa di quella veneta (su Bombassei confluiscono i voti di Riello) ma concorde sulla necessità di svecchiare un sistema di rappresentanza pletorico e costoso. «Tutto cambia, il mondo cambia, credo che anche Confindustria abbia necessità di evolvere», ha detto l’attuale vicepresidente di Viale dell’Astronomia. Meno aggressività ha fatto perdere unpo’ di mordente a Bombassei. Solo una puntura di spillo all’avversario sulla candidatura di Roma alle Olimpiadi 2020, «il governo cerca di economizzare, non se può permetterselo», ha tagliato corto.
Molta partecipazione anche durante l’esposizione di Giorgio Squinzi che ha sfruttato una maggiore tranquillità.

Pur godendo del sostegno di Emma Marcegaglia, non ha nessuna intenzione di passare per il candidato dell’establishment. «Sarà continuità ma nel cambiamento», ha detto puntando soprattutto sulla semplificazione normativa. E gli applausi fanno pensare che il cuore di Milano batta un po’ di più per Squinzi.

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