Sta arrivando lo «Strega»

È stato proprio lui a dire che ormai in Italia il dibattito culturale non si concentra più sull’opera in sé, ma sul gossip, sul «contorno». Vedremo se Mario Desiati riuscirà a smarcarsi dalle polemiche anche questa volta, con il suo Ternitti (Mondadori) in corsa per il Premio Strega 2011. Ternitti è, in dialetto pugliese, l’Eternit, il cemento-amianto. E il libro racconta la storia di Domenica Orlando, la sdegnosa Mimì, dal ’75 più o meno ai giorni nostri. Di come in Svizzera, dov’è emigrata per seguire il padre nella fabbrica di ternitti, ancora adolescente troverà un poco di amore, di come tornata in Italia avrà lavoro al cravattificio per dodici ore al giorno e poi a casa continuerà a lavorare con la sua piccola Arianna in braccio, di come l’incontro che ha spezzato il vetro della pubertà rappacificherà la sua età matura.
Il libro è ottimo, perfetto per il Premio. Ma la scelta di Desiati già suscita fermenti. Se vincesse, sarebbe l’ennesima conferma del filone «neo-operaista», inaugurato proprio dallo Strega dello scorso anno - e ribadito dal Campiello con il Canale Mussolini di Antonio Pennacchi e l’Acciaio di Silvia Avallone. Inoltre Desiati non ha mai nascosto le simpatie per Vendola e dunque che c’è di meglio, per confermarsi dalla parte giusta, di un romanzo sugli operai pugliesi? Se vincesse, sarebbe il quinto titolo consecutivo del «gruppo» a portarsi a casa il trofeo di Villa Giulia dopo Ammaniti, Giordano, Scarpa (con Einaudi) e Pennacchi. Desiati nell’ambiente editoriale è un piccolo zar. Anzi, è uno che gel gossip potrebbe fare moneta sonante. Il 33enne direttore editoriale di Fandango e scrittore e poeta ed ex caporedattore di Nuovi Argomenti ed ex editor Mondadori, la casa editrice dei suoi romanzi Vita precaria e amore eterno, Il paese delle spose infelici e, appunto, Ternitti, la casa editrice che, dopo aver esordito con Pequod, ha abbandonato solo per alcune curatele e per Foto di classe (Laterza), vede gente e fa cose e conosce tutto e tutti.
Il che gli consente di scoprire i nuovi talenti che a volte coincidono con i più venduti, tipo Alessandro Piperno, Roberto Saviano, Paolo Giordano (o almeno così si dice, ma lui si schermisce affermando che sono solo «passati» da Nuovi Argomenti). Fatto sta che se è a Desiati che si affidano le case editrici italiane quando devono produrre una nuova antologia di giovani autori, un motivo ci sarà: a lui sono sufficienti poche pagine per capire se il vento della qualità spira su un manoscritto.

A lui, che possiede quella forza centripeta che molti editor mediocri inseguono o millantano per tutta la vita, basta sedersi su una poltrona Fandango perché alla porta bussino gli Strega: uno come Sandro Veronesi, ad esempio, pronto ad abbandonare il colosso Bompiani per farsi trascinare nella più discussa, e discutibile, campagna di web marketing editoriale degli ultimi anni.
Però delle polemiche Desiati se ne infischia, come se ne è infischiato a esempio dell’affaire «Mancuso versus Mondadori». Ecco come si smarca un intellettuale cui interessa l’opera in sé, mica il «contorno».

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