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Stadi riaperti ai tifosi catanesi Il Tar prende a calci il calcio

Il tribunale regionale etneo annulla tutte le decisioni dei giudici sportivi. Il decreto va al vaglio dell’intera sezione

da Catania
Irrompe ancora una volta il Tar e si riapre il confronto tra giustizia sportiva e giustizia ordinaria. E mentre il presidente Napolitano firma le nuove norme antiviolenza, giunge a sorpresa il decreto della quarta sezione, presieduta dal giudice Biagio Campanella, del Tar di Catania che ieri ha disposto, a partire dal 7 aprile, l'accesso dei tifosi etnei agli impianti sportivi di tutto il territorio nazionale in occasione delle gare interne dei rossoazzurri. Sono così annullate la squalifica del Massimino sino al 30 giugno e l’obbligo di disputare le partite casalinghe a porte chiuse, che era stata disposta dai tre gradi della giustizia sportiva dopo gli incidenti del 2 febbraio che provocarono la morte dell'ispettore di polizia Filippo Raciti, durante il derby Catania-Palermo. Il Tar dunque ha emesso un decreto cautelare d'urgenza che sospende con effetto immediato tutti gli atti impugnati. Adesso, si dovrà attendere il 13 aprile, giorno in cui il suddetto decreto passerà al vaglio del consiglio dell'intera sezione del Tar. Quel giorno, si terrà l'udienza per la sospensiva che, in presenza anche della controparte, in questo caso Lega e Figc, decreterà l'ordinanza che dovrà confermare o meno il decreto emesso ieri. A presentare il ricorso al Tar, per conto di 82 abbonati del Catania, sono stati gli avvocati catanesi Vincenzo Vitale, anche lui tifoso e abbonato, e Danila Grasso. Nel ricorso, si è chiesto il rimborso economico della quota partita non usufruita per la squalifica del campo e i danni morali ed esistenziali. I danni sono stati chiesti alla Federcalcio e non al Catania, perché, come hanno spiegato i legali, «la società è una vittima di quanto accaduto ed è estranea alla vicenda». Nel decreto il Tar sostiene tra l'altro che «il principio della responsabilità oggettiva, specie alla luce della rigida applicazione che ne viene praticata, è palesemente contrario ai principi dell'ordinamento giuridico vigente». E i giudici contestano altresì «la responsabilità automatica del Catania per gli incidenti avvenuti fuori dal Massimino», verificatisi per «motivo estranei alla partita», rilevando che «i provvedimenti sanzionatori dei giudici sportivi, omettono completamente l'effettiva collaborazione prestata dalla società etnea nell'identificazione del tragici episodi». Il decreto, che quindi annulla in maniera cautelare la squalifica del campo, riapre di fatto lo stadio Massimino, dove però Catania-Roma, in programma sabato, non si potrà giocare perché l'impianto catanese non è norma col decreto Pisanu. Si giocherà sul neutro di Lecce ma a questo punto, tenendo conto dello stesso decreto, a porte aperte. «Noi abbiamo presentato il ricorso - afferma l'avvocato Vitale -, perché non è possibile che tifosi onesti e civili, che sono la stragrande maggioranza a Catania, paghino per i disordini commessi da pochi. Ci auguriamo che i responsabili degli incidenti vengano assicurati alla giustizia, certo, ma è indubbio che la responsabilità oggettiva così come è concepita lede i diritti personali sanciti dalla Costituzione». «È chiaro che siamo contenti per questo decreto che, se non altro, rende giustizia alla città e alla nostra tifoseria - ha spiegato il presidente del Catania, Nino Pulvirenti -. Siamo estranei, però a questo ricorso dei tifosi, perché noi come società dobbiamo attenerci alla leggi e ai regolamenti sportivi. Se giochiamo domenica a Lecce a porte aperte, i nostri tifosi daranno una grande manifestazione di civiltà». Ora a Catania è in atto una sorte di corsa contro il tempo per adeguare in tempi brevissimi il Massimino. Stamani è in programma una riunione tra Comune e società.

L'orientamento è quello di permettere per le ultime gare casalinghe l'ingresso quanto meno ai soli abbonati.

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