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La stagione più nera del Dottor Rossi

Ammettiamolo: tecnicamente, il gap con la Ducati di Stoner e con le Bridgestone (126 punti) poteva essere colmato solo con un prodigio di guida. Valentino Rossi, in passato, qualche miracolo l’ha fatto, e togliamo il qualche. Però non gli si può chiedere di organizzare eternamente banchetti con i fichi secchi: mica è nato a Betlemme. Le sue quattro vittorie, annullate da tre ritiri (e nelle moto la parola ritiro, in senso tecnico, è come un tabù, qualcosa che non accade quasi mai... Quasi), raccontano di un’annata ad handicap, dove si è subito compreso che la Yamaha aveva sottovalutato il cambio regolamentare (da 1000 a 800 cmc, ovvero moto più agili). Soprattutto, i giapponesi avevano lavorato troppo in difesa, senza rischiare, non pompando come si doveva il motore. Cosa fatta invece dalla Ducati. Se a tutto si aggiungono fenomeno Casey Stoner e le sue dieci vittorie, ecco che di motivi per cancellare il 2007 Valentino ne ha parecchi. Manca però il più importante: se in pista è stato un anno da calvario, fuori pista si è scatenato l’inferno per la nota vicenda fiscale (i 60 milioni di imponibile non dichiarati) ora in via di risoluzione. Ma Valentino, meticoloso com’è, anche nella iella ha voluto fare le cose per benino: ed ecco allora Valencia, ultimo Gp dell’anno, ecco il trappolone, la caduta, la mano a pezzi.

Così, da pignolo, giusto per non farsi mancare proprio nulla neppure quando tutto va storto.

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