I manager non si fanno certo fermare dalleffetto nube. Saranno anche rimasti a terra, ma non hanno certo smesso di lavorare. E così in questi giorni, allaeroporto di Malpensa e alla stazione Centrale, non sono mancate scene in perfetto stile ufficio: gente accovacciata negli angoli o sui gradini fuori dalla stazione con tanto di pc portatile, cellulare e blocco degli appunti. Si lavora lo stesso, in teleconferenza. Tanto che lunedì la Regus, provider della rete di videocomunicazione ad accesso pubblico, ha registrato un incremento nella domanda dei servizi di videoconferenza del 139 per cento in tutta Europa. Con picchi a Milano.
Le aziende e i liberi professionisti, dopo una prima fase di smarrimento e attesa nella quale hanno monitorato l'evolversi della situazione, hanno preso atto dei continui rinvii dei voli e, per non sospendere le normali attività lavorative, hanno deciso di ricorrere alla videoconferenza. «Sono una libera professionista - racconta, in perfetto italiano, una ragazza orientale, che ha trascorso la notte sulle brandine di Malpensa - e ogni giorno di lavoro perso per me significa un mancato guadagno. Per di più sto spendendo un sacco di soldi in viveri e vorrei almeno rientrare nelle spese».
Un uomo di affari, arrivato a Milano la scorsa settimana per partecipare al Salone del mobile, sta mettendo a posto lagenda: «Ho raccolto un sacco di biglietti da visita e ora faccio un po di ordine, selezionando i nominativi che realmente mi interessano. Questo Salone è stato interessante, mi ha fruttato qualche buon contatto. Ma ora ho più che mai bisogno di mettermi al lavoro».
Tra i manager bloccati in aeroporto scatta la solidarietà: chi ha il computer lo mette a disposizione degli altri, almeno per dar unocchiata alle mail. Ci si scambia il caricabatterie del cellulare e si improvvisa un ufficio senza scrivanie.
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