È la stampa, bellezza anche per i «femminili»

Paolo Bianchi e Sabrina Giannini, La Repubblica delle marchette. Chi e come della pubblicità occulta, Stampa Alternativa 2004, 161 pagine, 10 euro.
Da pagina 49 a 59: «Silvana, caposervizio di un mensile femminile, è nell’esiguo gruppo di coloro che non accettano la cosa. Sostiene di sentirsi una mosca bianca: “Si sa che a un certo numero di pagine di pubblicità deve corrispondere un adeguato numero di redazionali. I servizi di moda devono essere preparati tenendo conto del numero di pagine di pubblicità acquistate dallo stilista. Ci sono degli elenchi, che provengono dal marketing, nei quali si specifica quali sono gli impegni presi con gli inserzionisti. Questo non vale solo per la moda. (...) Una collega che lavorava al settore mi diceva che la libertà di scelta era intorno al 10 per cento. Era l’unica che me ne parlava, in genere le colleghe della moda sono molto riservate. Queste cose non si dovrebbero sapere in giro. Chi ne parla rischia il licenziamento per giusta causa. (...

) L’ufficio marketing/pubblicità controlla molto attentamente quello che viene pubblicato e so per certo che il settore bellezza riceve delle proteste quando lo spazio per i prodotti degli inserzionisti non è come dovrebbe essere, oppure se non è stato dato abbastanza rilievo a un certo prodotto”».

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