An stana i centristi: sul proporzionale fate delle proposte

Fini al nuovo esecutivo: l’Udc deve dire cosa vuole. Ma la Destra sociale diserta la riunione. Storace: «Dissapori col leader? Eufemistico»

An stana i centristi: sul proporzionale fate delle proposte

Fabrizio De Feo

da Roma

È il battesimo del nuovo stato maggiore di Via della Scrofa. Il primo rendez-vous di Gianfranco Fini con l’esecutivo di Alleanza nazionale, nominato sabato scorso, dopo una primavera e un’estate segnate dall’alta tensione e dalle polemiche interne.
Nelle intenzioni del presidente di An dovrebbe essere l’appuntamento della ripartenza, la riunione scaccia-dissidi con cui voltare pagina, sciogliere le tensioni, serrare le file del partito e pianificare la strategia per l’immediato futuro. Alla prova dei fatti qualcosa va storto. E la riunione dell’esecutivo riporta alla luce le frizioni e le incomprensioni recenti. Con tanto di colpo di scena iniziale: Gianni Alemanno e Francesco Storace decidono, infatti, di marcare visita. Due defezioni pesanti, in aperto dissenso rispetto alle scelte di Fini sulla composizione dell’esecutivo. Una «squadra» di 25 dirigenti considerata «troppo schiacciata» sul presidente stesso e poco rispettosa degli equilibri interni. «Fini - spiegano alcuni parlamentari - ha composto una sua mega corrente con esponenti a lui molto vicini e premiando in particolare Nuova Alleanza, la componente di Matteoli. Ancora una volta è mancata la collegialità delle decisioni». A far crescere il malumore c’è la mancata nomina del «sociale» Carmelo Briguglio. Ma soprattutto la linea «di mediazione» adottata da Fini rispetto alle vicende che hanno animato il dibattito estivo, su tutte la discontinuità richiesta dall’Udc, la questione Fazio e la possibile modifica della legge elettorale. «C’è stata una sovraesposizione dell’Udc e della Lega - si lamentano alcuni deputati della Destra Sociale - mentre An è rimasta troppo schiacciata su Berlusconi. Senza una reale ricucitura potrebbero esserci conseguenze anche in aula, quando si voteranno devoluzione e legge elettorale».
Il leader di An, interpellato dai giornalisti, minimizza le tensioni interne. Le assenze? «Non hanno un particolare significato politico» replica Fini. «Non sono preoccupato, non manca a tutti senso di responsabilità». Poco propenso ad alimentare il nuovo incendio anche Ignazio La Russa. «Non credo queste assenze siano casuali e hanno una loro ragione che comprendo. Ma confido che non siano prodromiche all’impedimento di una ripartenza corale di tutta An. Nessuno escluso». Per Maurizio Gasparri, invece, «ci vuole maggior senso di responsabilità da parte di tutti». E in serata Francesco Storace si affida a una affilata ironia per commentare la propria «diserzione». «Parlare di dissapori con Fini è un eufemismo. Fini ha detto all’uscita che non c’è nulla di politico nell’assenza di due ministri. Confermo che non c’è nulla di politico. In altro...».
La riunione dell’esecutivo, al netto della protesta, ha soprattutto un tema al centro della discussione: il possibile ritorno al proporzionale. «L’Udc avanzi una proposta di riforma elettorale perché spetta a loro l’onere di compiere questo passo» chiede il presidente di An. Fini ribadisce che i principi da «salvaguardare sono quelli del bipolarismo e dell’alternanza, in base ai quali le alleanze non nascono in Parlamento ma vengono presentate prima agli elettori per poterne ricevere il consenso». Se questi principi saranno salvaguardati, An «è pronta a discutere, ma non si dica quello che ha detto Tabacci, ossia che il proporzionale serve per archiviare il bipolarismo». «Chiederemo agli amici della coalizione - aggiunge Fini - di affrontare l’argomento in tempi rapidi», perché «gli italiani non gradiscono tempi lunghi su questo argomento». La replica centrista è affidata al responsabile Enti Locali, Stefano Graziano. «Gli amici di An conoscono bene la proposta dell’Udc.

In Parlamento sono depositate sin dall’inizio della legislatura diverse proposte che vanno tutte nella direzione di aumentare la quota proporzionale. Oggi il tema non è un ultimatum dei centristi ma la capacità della coalizione di trovare un punto comune sulla proporzionale possibile. L’onere della prova sta a tutti gli alleati».

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