Stangata da 656 euro sulle famiglie

Penalizzati i titolari di mutui, più care anche le rate del credito al consumo. E lo Stato ci rimette

Denaro più caro e in arrivo c’è una stangata per mutui e acquisti a rate. Il rialzo di un quarto di punto dei tassi di interesse deciso dalla Bce, costringerà i cittadini a pagare fino a 656 euro in più in un anno. E a rimetterci sarà anche lo Stato. Secondo le stime dell’associazione dei consumatori Adusbef, infatti, sarà «più oneroso rinnovare le scadenze del debito pubblico». Ecco, secondo l’associazione dei consumatori, cosa deve aspettarsi chi ha stipulato mutui e finanziamenti per il credito al consumo.
Mutui alle stelle. «Centinaia di migliaia di famiglie, che hanno tirato la cinghia per coronare il sogno dell’acquisto dell’abitazione - spiega l’associazione dei consumatori- e hanno chiesto un finanziamento di 100mila euro vedranno aumentare le rate da un minimo di 150 a 163 euro in dodici mesi». L’Adusdef, inoltre, sottolinea come «un mutuo di 200mila euro con un piano di rientro ventennale, comporterà rimborsi più salati da 326 a 656 euro l’anno». L’associazione sostiene che l'aumento Bce, colpisce chi chiederà nuovi prestiti: «Banche e finanziarie adegueranno fulmineamente la generalità degli impieghi - spiega l’Adusbef - ma per la prima volta dopo il decreto Bersani, gli istituti di credito dovranno adeguare anche i tassi di interesse sui depositi bancari e sui libretti di risparmio». L’aumento è dello 0,25 su depositi bancari, postali e certificati di deposito in scadenza per oltre 830 miliardi di euro. Nelle tasche dei risparmiatori arriveranno circa 2 miliardi di euro su base annua».
Colpito il popolo delle rate. Ricorrere a prestiti per acquistare elettrodomestici o altri prodotti per la casa, costerà 93 euro in più in 5 anni. Ripercussioni negative si faranno sentire anche per i titolari di carte revolving, una sorta di nodo scorsoio per i consumatori, ma utilizzato per 6 miliardi di euro. Si tratta dell’apertura di un credito rimborsabile a rate, il pagamento delle quali ricostituisce la possibilità di un ulteriore scoperto, con tassi di crescita intorno al 24 per cento. È un succedaneo del prestito bancario il cui meccanismo di rimborso è difficile da controllare. Se possibile, suggerisce l’Adusbef, è preferibile utilizzare altre forme di credito. Il tasso applicato prima degli aumenti della Bce variava tra il 15 ed il 20 per cento.
Cessione del quinto dello stipendio. Questa formula ha registrato una grande crescita: più 265% tra il 2000 e il 2005 passando da 753 milioni a 2,75 miliardi di euro. «Se i tassi dipendono anche dalla rischiosità degli impieghi - osserva l’Abusbef - far pagare il 20% la cessione del quinto sotto i 5mila euro, significa effettuare la più odiosa delle speculazioni sulla pelle di milioni di famiglie in difficoltà economiche».


Stato penalizzato. Con l’aumento dei tassi e nuovi rincari che si profilano all’orizzonte rifinanziare il debito pubblico italiano costerà a regime, 19 miliardi di euro (3,3 miliardi di euro ogni aumento di 25 punti base).

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