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Stanlio e Ollio a fumetti. La nostalgia che fa ridere

Un ragazzino telefona a Laurel e gli chiede di raccontare gli anni del sodalizio. E si spalanca il "dietro le quinte"

Stanlio e Ollio a fumetti. La nostalgia che fa ridere

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Può sembrare strano che stimati professionisti e luminari della scienza si ritrovino per celebrare, calcando un fez rosso sulla testa, due attori di film comici. Eppure, il sodalizio «Sons of the Desert International Society» è attivo da circa sessant'anni e conta in tutto il mondo migliaia di circoli affiliati, chiamati «tende». Stiamo parlando di una loggia, non proprio massonica in senso stretto: avete presente la Loggia del Leopardo nel telefilm Happy Days, o quella del Bufalo d'Acqua nei Flintstones? Ecco, questa è dedicata a Stan Laurel e Oliver Hardy, indimenticati interpreti di decine e decine di film tra gli anni Venti e i Cinquanta. Stanlio e Ollio, insomma. La loro comicità estremamente fisica, fatta di capitomboli e calci nel sedere, torte in faccia, gestualità accentuata e strane pronunce ebbe il punto più alto nella pellicola I figli del deserto, datata 1933, da cui derivano appunto il nome della confraternita e l'eccentrico copricapo.

Sul duo di attori esiste una corposa biografia, anche in italiano. Ad essa si è da poco aggiunto un graphic novel dal titolo Stan&Ollie, scritto e disegnato da Gianluca Buttolo per ReNoir Comics. Devo ammettere che quando ho preso in mano il volume non sapevo proprio cosa aspettarmi. Un po' perché non conoscevo l'autore, che in precedenza ha firmato solo un paio di titoli: La scelta, sull'omicidio di Giorgio Ambrosoli, e Michelangelo. Il conflitto della Sistina, il racconto dei quattro anni passati dall'artista ad affrescare la volta della cappella papale. E un po' per il fatto che non capivo che cosa potesse esserci di così interessante nella storia di questi due personaggi, relegati in un angolo polveroso della mia memoria insieme ai ricordi dell'infanzia. Gli anni Settanta, un televisore con quattro pulsanti, la sigla Rai di Erberto Carboni e Tito Varisco con la musica del Guglielmo Tell di Rossini, le comiche pomeridiane in bianco e nero. Charlie Chaplin, Harold Lloyd e ovviamente loro, Stanlio e Ollio, i miei preferiti. Oggi che la comicità viaggia sui cellulari a colpi di video e di meme, sembra di parlare della preistoria.

Il libro si legge in un soffio: è un lavoro ben strutturato grazie a una sceneggiatura rigorosa e a testi calibrati con sapienza. Il segno, elegante nella sua essenzialità, poggia sul netto contrasto tra bianco e nero, appena addolcito dalle note di grigio. La gabbia a volte è rigorosa, altre volte scompare in dissolvenza, altre ancora diventa un attrezzo di scena, come se i protagonisti si muovessero in un set cinematografico anziché nelle vignette di un fumetto. Buttolo si rivela una piacevole scoperta, così come la vicenda umana e professionale di Stanlio e Ollio, ricca di sorprese e di aneddoti.

La storia prende avvio da una telefonata: un bambino cerca sull'elenco telefonico di Santa Monica il numero di Stan Laurel, lo trova e chiama l'attore. È un escamotage narrativo per innescare il racconto, che tuttavia risulta plausibile: numero e indirizzo di Laurel erano davvero pubblicati. Siamo nei primi anni Sessanta, Ollie è morto da qualche tempo per problemi di cuore aggravati da un tumore, mentre Stan si gode la meritata pensione in California con la quarta moglie, una ballerina russa. L'attore non si tira indietro di fronte alla richiesta del ragazzino di poterlo intervistare per una ricerca scolastica, e rievoca la carriera della coppia. Trent'anni passati insieme di fronte alla telecamera e ben 108 film all'attivo: nel momento di maggior successo arrivano a girare otto pellicole in un anno. Ma cambiano i tempi, i gusti del pubblico, gli esercenti delle case di produzione, mentre i due invecchiano. La parabola si fa discendente, gli ultimi fuochi si hanno con i tour promozionali nei teatri europei dove ricevono l'abbraccio di un pubblico ovunque numeroso e festante.

Buttolo basa il suo romanzo grafico su di una ricerca accurata e precisa che ci permette di scoprire il dietro le quinte del duo: come nascevano le battute e le situazioni più esilaranti, l'amicizia e l'incredibile sintonia tra i due nonostante, o forse grazie al carattere diverso; ma anche i momenti di tensione, le liti con agenti e produttori per i contratti. Non mancano i rimandi alla vita privata, come le vicissitudini sentimentali di Ollie ma soprattutto quelle di Stan: quattro mogli e sette matrimoni (sposò più volte alcune donne, con riti diversi) conditi da divorzi e richieste di corposi assegni di mantenimento.

Un sodalizio artistico nato per caso che si tramuta in una inossidabile amicizia cessata solo con la morte di Oliver Hardy nel 1957, per un attacco di cuore. Stan Laurel non andò al funerale del compagno a causa della sua salute ormai precaria. Cominciarono a circolare voci su invidie e presunte liti tra i due.

La successiva pubblicazione delle lettere private di Laurel a Nellie Bushby, cugina del comico scomparso, ha messo fine a queste illazioni.

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