La stanza di Mario Cervi

Egregio dottor Cervi,
avrei acquistato volentieri il volume XX battaglione eritreo di Indro Montanelli se la prefazione non fosse stata affidata a Angelo Del Boca. Cerco questo libro sin da quando ho cominciato a leggere il Giornale e cioè dal primo numero ma sono disposto a farne a meno anche per sempre. Perché secondo me Angelo del Boca è la persona meno adatta per recensire un libro del genere vista la sua opinione preconcetta sul colonialismo italiano. Secondo questo storico gli italiani nelle colonie si sarebbero macchiati delle più atroci nefandezze ai danni di popolazioni pacifiche e inermi usando gas asfissianti ad ogni piè sospinto, praticando stupri di gruppo, deportando popolazioni in massa. Mai una parola su quanto di buono è stato fatto nelle colonie in termini di lotta alla schiavitù, all’analfabetismo, alle malattie endemiche. Nelle ex colonie gli italiani hanno lasciato un’agricoltura fiorente, una rete stradale efficiente e poi scuole, ospedali, e in altre parole la civiltà... E questo va detto piaccia o non piaccia ad Angelo Del Boca. Sono nato in Libia e mio padre ha combattuto nella guerra italo turca e di colonialismo credo di saperne qualcosa. Mio padre mi raccontava che le truppe avevano l’ordine di non molestare la popolazione locale e rispettare le loro proprietà. Questo fino all’eccidio di Sciara Sciatt quando l'11° Bersaglieri fu proditoriamente attaccato e fatto letteralmente a pezzi non da regolari turchi ma dalla popolazione locale. A questo punto e solo a questo punto entrò in vigore la legge marziale. Quanto alle condizioni della vita in Libia all’epoca della occupazione italiana basti pensare che il 10 % della popolazione era cieca o priva di un occhio a causa del tracoma mentre la lebbra e il colera erano malattie molto comuni. Lo stesso frate francescano che mi ha battezzato e del quale mi onoro di portare il nome è morto di lebbra curando gli intoccabili.

Il colonialismo è stato un male e nessuno lo mette in dubbio ma non si può negare che sia stato, anche se nei modi sbagliati, un vettore non trascurabile di civiltà e progresso. Comprerò in ogni caso il libro ma asporterò con la lametta la prefazione, ovviamente senza leggerla. Non voglio farmi del cattivo sangue. Riceva i miei migliori saluti e auguri di buon lavoro.
genova

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