La stanza di Mario Cervi

Egregio dott. Cervi, nel rispondere al lettore Michele Toriaco lei conclude accennando ai «costosi organismi». Costosi e volutamente inutili dato che le indagini e le inchieste sono state condotte al solo scopo di approdare nel nulla. La mia è una affermazione provata, nelle varie inchieste furono ascoltati colonnelli e Generali - ossia colori che noi giovani Ufficiali chiamavamo «Fagiani dorati». Mai nessuno si sentì in dovere di assumere testimonianze dai comandanti dei Reparti che avrebbero dovuto operare. Ho avuto il privilegio di servire il mio Paese come Ufficiale Spe nell’Arma dei Carabinieri, ho avuto il privilegio di avere come Comandante Generale Giovanni de Lorenzo, ho avuto l’incarico di comandare uno dei reparti che avrebbero dovuto operare nell’ambito di quello che fu chiamato «Piano Solo». Avevo in comando di un Reparto la cui denominazione era: «Squadrone Antisabotaggio ...» Avevo ordini operativi specifici di difesa e presidio di un obbiettivo particolare, obbiettivo che - ovviamente - non mi sento autorizzato a rivelare. Posso però dirle una cosa importante: Per ordinare l’impiego operativo dei reparti erano indicate quattro Autorità e precisamente: Il Capo dello Stato - Il Presidente della Corte Costituzionale - Il primo Ministro - Il Comandante Generale dell’Arma. Ricevendo l’ordine scritto da una di queste 4 Autorità avrei dovuto - seguendo un calendario molto particolareggiato - contattare una delle altre 3 Autorità alla quale avrei dovuto comunicare SOLO di aver ricevuto un ordine operativo. Questa seconda Autorità avrebbe dovuto farmi avere in risposta un ordine scritto perfettamente identico al precedente. Una sola parola differente, anche se analoga, avrebbe reso nullo ogni ordine ricevuto. Noi Comandanti di Reparto compilavamo i ruolini del personale che venivano custoditi nella cassaforte del nostro Comando ed in copia al Comando Generale (almeno per quelli di stanza a Roma) ed in busta chiusa e sigillata. solo noi Comandanti conoscevamo il contenuto dei ruolini e degli ordini operativi di dettaglio, ordini che ci vennero dati direttamente superando il «tramite gerarchico». Colonnelli e Generali non potevano sapere quali erano gli ordini che erano stati dati ai Comandanti di Reparto; perché assumere le loro deposizioni anziché le nostre? Forse perché non si voleva arrivare a chiarire la vicenda. Sono un “Soldataccio” discendente di “Soldatacci” mio padre ha pagato con anni di Lager la fedeltà al suo giuramento alla Patria, se avessi sentito odore di “golpe” avrei rifiutato il Comando, avrei lasciato l’Arma se me lo avessero imposto. Ho conosciuto l’uomo Giovanni del Lorenzo quando ero ancora un ragazzino, era un uomo onesto; ambizioso? Certamente! Fedele alla Patria? Certamente! Da ciò che ho personalmente constatato escludo che avesse potuto nutrire mire golpiste. Ma forse il mio è un giudizio di parte dato che ho prestato servizio alle sue dipendenze e ne ho sempre avuto grandissima stima.

Molti dei Comandanti di Reperto incaricati del progetto di difesa sono ancora vivi, si vuole la verità? Si chiamino i Comandanti e li si autorizzi a dire quali erano gli ordini operativi. Ogni altro mezzo di indagine non approderebbe a nulla.
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