La stanza di Mario Cervi

Mio nonno è stato per cinquant’anni maestro elementare nella scuola pubblica; dal 1946 ha sempre votato Dc e dal 1994 la destra. Mia madre ha insegnato per vent’anni nella scuola pubblica, alle medie, ha sempre votato Dc e dal 1994 la destra. Mia sorella, che vota a destra, sarebbe insegnante di scuola pubblica alle medie, se i tagli di questo governo non l’avessero lasciata a casa. Mio padre, ex dirigente Fiat che vota a destra, tra fine anni Settanta e primi anni Ottanta tornava a casa cambiando itinerario perché le Brigate Rosse a quelli come lui sparavano. Io ho frequentato la scuola pubblica e quella privata; vi ho lavorato come insegnante; ho lavorato in case editrici dove si sfornano i libri di testo destinati alle scuole; lavoro in un’istituzione culturale nata in area vicina alla vecchia sinistra democristiana. Come cittadino, protesto contro gli attacchi portati dal presidente del Consiglio alla scuola pubblica, alla magistratura e alla memoria di questo Paese. Protesto contro le accuse alla scuola pubblica, che nella storia di questo Paese è stata veicolo di democrazia e di mobilità sociale.

Protesto contro le intollerabili accuse all’indipendenza del terzo potere dello Stato; per l’offesa alla memoria di questo Paese, per l’uso strumentale del termine «Brigate Rosse», a suo tempo affrontate e vinte non dal presidente del Consiglio ma dalla magistratura italiana.
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