la stanza di Mario CerviAlcuni politici e burocrati sono complici dello Stato-mafia

In questa situazione di grave crisi economica penso di aver capito una delle cause della povertà e dell'arretratezza del Sud d'Italia rispetto al Nord. Premesso che una delle principali cause dell'impoverimento degli italiani è l'insopportabile livello di tassazione, ne discende che la crisi economica nel Sud è maggiore perché lì continuano a coesistere due Stati, ognuno dei quali impone le proprie «tasse». Mi riferisco all'esistenza di mafia, camorra e 'ndrangheta, che hanno sempre convissuto con lo Stato. In sostanza ci sono due Stati che tassano e se uno arriva a strozzarci, figuriamoci due! E ciò potrebbe far pensare a qualche accordo, compromesso o inciucio fra i due poteri.
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Caro Pirola, la sua tesi è brillante, verosimile, e secondo me almeno in parte vera. L'evasione fiscale al Sud è enorme, ma trova correzione nel fatto che proprietari terrieri, industriali, commercianti, professionisti sono taglieggiati dal racket. L'industria del crimine e del malaffare patisce anch'essa, forse, le conseguenze della crisi attuale, ma meno dell'industria onesta. L'avvilente parallelismo fra la tassazione legale e la tassazione criminale inquina - soprattutto al Sud ma anche al Nord - i rapporti economici e le statistiche che ne derivano. Colpa del radicamento forte, soprattutto nella società del Sud, di organizzazioni criminali tollerate quando non assecondate. Non credo a un accordo - del tipo di quello su cui si indaga inutilmente - tra lo Stato e le mafie.

Nulla di preciso e di ufficialmente o ufficiosamente sancito. Ma esiste una comprensione di politici e di burocrati, che assume non di rado i connotati della complicità, per i masnadieri e i faccendieri che saccheggiano il Paese.

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