Caro dottor Cervi, possibile che gli italiani, secondo la recentissima classifica dell'Ocse, si pongano all'ultimo posto della stessa, oltre che per non saper fare di conto, anche per l'ignoranza della loro stessa lingua? È veramente da «maglia nera» il nostro Paese al punto che il ministro Carrozza debba, con priorità, porre mano al recupero della capacità linguistica ed espressiva dei nostri ragazzi?
Roma
Caro Liserre, le classifiche del tipo di quella da lei citata non sono oro colato. Non lo sono, ci mancherebbe, nemmeno le mie personali impressioni. Ma nella scuola di modello americano o inglese - quando non sia privata e d'alto livello - si annidano immani sacche d'ignoranza. Tuttavia è certo che il lessico dei nostri giovani e delle nostre giovani è di una limitatezza scoraggiante. Usando poche centinaia di parole Guareschi scrisse dei capolavori di letteratura popolare. Ma Guareschi era Guareschi, la sua semplicità era uno strumento creativo. L'ignoranza dei ragazzi non ha nulla di creativo. È sudditanza a modelli della società e del sapere d'oggi per i quali conoscere l'italiano è una perdita di tempo, ciò che conta è conoscere l'inglese. Di sicuro, secondo me, gli italiani non sono maglia nera in cultura, lo sono invece per quanto riguarda la difesa della loro lingua. Che non è una lingua internazionale - quasi non lo è più nemmeno il francese che un tempo spadroneggiava nei rapporti diplomatici - ma è una lingua universale. Nel senso che è stata usata da geni straordinari - si chiamassero Dante o Galileo - per esprimere sentimenti e concetti che non appartengono a un singolo Paese ma all'umanità. Alla proprietà linguistica - l'italiano - si presta poca attenzione.
È stato sconfitto l'analfabetismo in senso stretto, dilaga invece un analfabetismo che non è incapacità di leggere e scrivere, è incapacità di farlo, nella propria lingua, con termini appropriati. (Ma non è il caso che io abbia l'aria di pontificare, gli spropositi càpitano anche a me.)- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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