la stanza di Mario CerviLe «armi» contro i terroristi No Tav ci sono, non ne servono altre

Contro certe azioni terroristiche come quelle verificatesi in Val di Susa c'è soltanto un rimedio: dichiarare la zona presidio militare, cavalli di Frisia e reticolati, guardia militare continua con diritto di sparo a ogni intrusione serale o notturna, ingressi in cantiere giornalieri soltanto con documento o lettura della tessera sanitaria con badge. Se ci scappa il morto innocente, pazienza: ne ammazziamo ogni giorno 15 sulle strade.
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Caro Luini, la tentazione d'essere al cento per cento d'accordo con lei è forte. La violenza di chi con sabotaggi s'oppone alla Tav suscita la collera d'ogni italiano per bene, l'ipocrisia furbastra dei demagoghi che fingono di dissociarsi dagli attentati indigna quasi più delle aggressioni perché vorrebbe rivestire di fini nobili una battaglia illegale e ignobile. Se tuttavia rifletto sulle misure da lei proposte comincio ad avere dubbi, anzi certezze negative. So che sono impossibili. Nessun governo vorrebbe farsene carico, nessun parlamento le approverebbe. Ritengo inoltre che la militarizzazione inflessibile di un'area della Repubblica penalizzerebbe i cittadini onesti che vi vivono e che vivendoci dovrebbero rischiare d'esser colpiti da un proiettile vagante.

Credo che se usati con severità i mezzi polizieschi e giudiziari oggi esistenti basterebbero per bloccare o almeno scoraggiare i professionisti del disordine che considerano la Val di Susa una loro palestra. Il Procuratore di Torino Caselli ha impostato bene i termini di questa azione repressiva bollando come terroristi gli eversori No Tav. Puniamoli allora come terroristi. Si calmeranno: in galera.

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