la stanza di Mario CerviLe magagne del sistema Italia c'erano anche durante il «boom»

Napolitano: «Ora c'è più fiducia nell'Italia». Cosi scrive in prima pagina un noto quotidiano. Peccato che a pagina 8 scriva anche che l'Italia è il Paese che attira meno investimenti in Europa e che nell'attrattività dei capitali è a 65º posto. Rispetto le cariche di capo dello Stato e presidente del Consiglio, ma questo eccesso di ottimismo mi sembra quello del ministro della Difesa di Saddam Hussein con gli inglesi alle porte di Baghdad. Conosco un consulente di un grande gruppo che dopo un anno di lavoro perfezionò una joint venture franco-cinese per fare uno stabilimento in Italia per tecnologie d'avanguardia con assunzione in start up di 100 addetti. Quando il consulente mostrò al socio di maggioranza cinese la trafila burocratica e i relativi tempi si sentì rispondere: «ingegnere, lei ha fatto un ottimo lavoro, parta subito per il Brasile, lo stabilimento lo faremo là». I 600 milioni di investimenti in Alitalia in arrivo da Etihad, tanto sbandierati da Lupi, serviranno a creare 2500 disoccupati. Questo è il concetto governativo di investimento produttivo. Forse il ministro iracheno sbagliava di meno.
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Caro Luini, personalmente concedo a chi ricopre cariche istituzionali una dose d'ottimismo di maniera. Nessuno elogerebbe Napolitano o Renzi se sbandierassero ai quattro venti il loro sconforto e il loro pronostico luttuoso sui destini d'Italia. Se volessi trovare qualche dato rassicurante - ma non spetta a me rassicurare - potrei sottolineare che la Borsa, tradizionalmente ritenuta il termometro dell'economia nazionale, sta andando bene e che nonostante tutte le nostre magagne e pur avendo perduto qualche posto in classifica, siamo all'ottavo posto nel mondo per la produzione industriale. Prima di Francia e Russia. Ma questi ragionamenti poco valgono nel confronto con una realtà amara che è sotto gli occhi di tutti. La protesta dei cittadini è più che giusta. Le critiche delle opposizioni spesso non fanno una grinza. Quando viene deplorato il crollo degli investimenti in Italia tanti come lei, e con piena ragione, puntano il dito sulle difficoltà burocratiche e sugli ostacoli pratici - in primis la corruzione - che gli investimenti li sconsigliano. Ho tuttavia un dubbio.

Si direbbe, ascoltando e leggendo le considerazioni degli esperti, che tutti gli elementi negativi dai quali il sistema Italia è condizionato siano roba recente o recentissima. Non è così. È roba che ci portiamo addosso da decenni, anche i decenni in cui fu realizzato il leggendario miracolo economico. Solo che il miracolo non è stato ereditato, sono stati ereditati i guai.

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