Gentile Mario Cervi, l'incriminazione per omicidio di Scajola per la morte di Marco Biagi è prova evidente (ed ennesima) del dominio assoluto e sfacciato della cupola giudiziaria e mediatica filocomunista o comunque sessantottina. Esattamente come nel 2002 (anno dell'omicidio), il circo mediatico-giudiziario ignora la sostanza (le reiterate minacce di Cofferati, della Cgil e di molti esponenti della sinistra sindacale e politica, documentate da cinque lettere autografe della vittima) e enfatizza la privazione della scorta, con lo scopo sfacciato e autenticamente criminale di adombrare che fosse stata ordinata per meglio consentire l'omicidio... Per i membri della cupola l'atto giudiziario più naturale e preliminare, cioè indagare Cofferati e la Cgil, rimane invece impensabile e sacrìlego.
Perugia
Caro Fressoia, ho già espresso la mia opinione sulle accuse mosse a Claudio Scajola per l'assassinio di Marco Biagi. Lasciamo stare il ritardo, dodici anni. Ma è proprio la istanza dell'accusa - omicidio per omissione - che mi sembra stravagante. O non stravagante solo ove fosse dimostrato che Biagi non aveva avuto la scorta perché Scajola lo voleva morto. Il che è indimostrato e secondo me non solo indimostrabile, ma grottesco.
Le stesse ragioni che m'inducono a scartare, perché settaria, l'idea d'un processo a Scajola come responsabile della fine di Biagi m'inducono anche a ritenere sbagliata una indagine su Cofferati e sulla Cgil per una polemica con Biagi che può avere assunto toni particolarmente accesi, ma che nulla ha a che fare - come nel caso Scajola - con una imputazione d'omicidio. La magistratura sbaglia già parecchio motu proprio. Non esortiamola a sbagliare di più.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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