la stanza di Mario CerviSugli F-35 non servono polemiche ma solo scelte tecniche

Periodicamente riemerge la polemica sull'acquisto dei cacciabombardieri F-35. Non ho la competenza per dire se la spesa valga il risultato, però osservo che esprimere giudizi quando si è lontani dai problemi porta spesso a fare scelte sbagliate. Ora ci troviamo in un periodo di pace, quindi parlare di armi è come fare un sondaggio sui costi della sanità con gente che scoppia di salute oppure parlare di energia per riscaldarsi con chi sta ai Caraibi. Quando però arriva il problema vogliamo subito la soluzione che ci protegga, che garantisca i nostri diritti, la nostra vita, la nostra indipendenza nazionale, ecc. ecc..
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Caro Carpene, lei scrive cose molto sensate. Sappiamo tutti che spendere soldi per le scuole materne e per gli ospedali è palesemente molto più utile che spenderli per gli F-35. Ma quando un potenziale aggressore ci minacciasse cosa dovremmo opporgli, le scuole materne e gli ospedali? Un pacifismo dilettantistico vorrebbe che l'Italia abolisse gli oneri della difesa lasciandone il carico ad altri, i soliti Usa. Se si è parte di un'alleanza - e l'Italia lo è - se ne gode la protezione ma bisogna condividerne i costi. Più che legittime le obiezioni al come quei miliardi di euro sono impiegati. Ma qui i dilemmi sono di tutt'altro tipo. Sono state buone le scelte dei tecnici? Come lei, non dispongo di argomenti e conoscenze che mi consentano di pronunciare un verdetto.

Il lettore Leo Carelli si scaglia contro la ventilata decisione di vendere o svendere la portaerei «Garibaldi» e di procedere invece all'acquisto - sia pure in misura ridotta - degli F-35. «La “Garibaldi” non si tocca», afferma Leo Carelli. Dove si vede come anche tra chi s'interessa a queste righe i pareri siano spesso discordi.

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