di Domenico Latagliata
Il «metronomo» della Juve - come ama definirlo Claudio Ranieri - è tornato. Non viaggia ancora a pieno regime, ma il malanno muscolare che lo ha tenuto lontano dai campi di gioco per quattro mesi è ormai alle spalle. Mercoledì, contro il Bate Borisov, ha giocato novanta minuti: né bene né male, «ma dategli un po' di tempo e vedrete», è il parere del suo allenatore.
Cristiano Zanetti, che effetto fa sentirsi di nuovo un giocatore?
«Splendido. Non ne potevo più di star fuori. Correre da solo intorno a un campo per settimane non è il massimo della vita».
Una volta per tutte, si può sapere quel che è successo?
«Ho avuto troppa fretta. Vedendo che la squadra faceva fatica a ingranare, ho provato a forzare i tempi con il risultato di peggiorare la situazione».
Infortuni muscolari in carriera ne aveva già avuti prima: meglio sapere subito che i tempi di rientro sono lunghi e riuscire a rispettarli o dover ricominciare da capo per inconvenienti vari?
«Dipende da quello che fa la squadra nel frattempo. Noi non stavamo andando bene e star fuori mi è pesato ancora di più».
Ha temuto che questa fosse una stagione da buttare via, sia dal punto di vista personale che collettivo?
«A un certo punto non tirava una bella aria, bisogna ammetterlo. È stato bravo Ranieri ad aspettare che passasse la tempesta: siamo stati massacrati dagli infortuni, il problema era solo quello».
Tutte false le voci di uno spogliatoio spaccato e di rapporti difficili tra alcuni di voi?
«Assolutamente. Sfido chiunque a fare risultati quando mancano 12-13 giocatori della rosa. Certe aggressioni a mezzo stampa, comunque, non avevano senso».
Quale la chiave della rinascita?
«Semplice: il ritorno di alcuni dall'infermeria».
Il bello comincia adesso?
«Il bello comincerà a gennaio, quando ci saremo tutti. Non ci manca nulla per lottare ai massimi livelli, in Italia e in Europa. Qualcuno ci ha dato per morti troppo presto: siamo una grande squadra, possiamo vincere ovunque».
Ranieri ha detto che gli basta migliorare il terzo posto della passata stagione: non è poco?
«Significherebbe comunque una crescita importante. Siamo seri, però: qualcuno pensa davvero che noi si giochi per arrivare secondi?».
L'Inter sta già provando la fuga: preoccupato?
«L'importante sarà trovarci a questa distanza a fine gennaio: allora sì che potrebbero succedere tante cose».
Camoranesi ha stuzzicato i nerazzurri dicendo che, a parte Ibrahimovic, gli altri sono normali giocatori.
«Ha esagerato. Ibra fa la differenza come da noi la possono fare Del Piero o Buffon: ma, se non sei un campione, non vesti il nerazzurro».
Hai mai pensato che potrebbe giocare la finale di Champions a Roma contro l'Inter, ovvero nella città e contro la squadra con cui ha vinto due scudetti?
«Sarà importante arrivarci, l'avversario conta poco. Non devo prendermi rivincite con nessuno: ho scelto la Juve, sono felice così».
Pur essendo partito dalla serie B?
«A me piace trovare sempre i giusti stimoli: vincere la B e avere poi sbancato Madrid è una gran bella soddisfazione».
Quanto le è scocciato non essere al Bernabeu?
«A posteriori, mi ha dato più fastidio non esserci contro il Catania: a Madrid la squadra ha vinto, contro i siciliani no».
Differenze tra la Juve e il Milan, avversario di domenica?
«Loro hanno tecnica e fantasia, noi non molliamo mai».
Mancherà Gattuso: meglio per
«Decisamente sì, anche se mi spiace per Rino. Credo che la sua presenza in campo valga quella di Pirlo o Kakà. A proposito del brasiliano: non ci fosse nemmeno lui, sarebbe meglio. Mi fa paura, sempre».
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