Stasi trema ancora: «Non è finita» Ma perché per tutti è il colpevole?

SENZA FINE La Procura e i legali di parte civile confermano: sono pronti a ricorrere in Appello

Alfonso Lauro il napoletano procuratore capo di Vigevano con casa a Roma (e forse qualche «allergia» al Nord: nel suo ufficio al secondo piano prima del martedì-mercoledì dicono sia introvabile), quando c’è è piuttosto irritabile. Soprattutto coi giornalisti che fa cacciare dall’addetto alla sicurezza del tribunale. Nessun commento sulla «sconfitta» sua, e della sua pm Rosa Muscio. I cronisti «penetrati» in Procura speranzosi di cavar qualche battuta dopo la controversa assoluzione di Alberto Stasi, unico imputato per l’omicidio di Chiara Poggi, escono con la coda tra le gambe. «Li faccia allontanare, non ho niente da dire», ordina il procuratore rivolgendosi al sorvegliante. Stessa liaison della pm che aveva chiesto trent’anni per l’algido biondino di Garlasco: «Nessun commento». E per fortuna che è serena, almeno così assicurano i suoi collaboratori. Probabilmente nonostante l’accorata requisitoria sapeva di aver in mano ben poche carte da giocare in questo puzzle di indizi, perizie, controperizie e false verità destinato a rimanere con troppi tasselli scoperti.
Due anni di indagine non sono bastati. Ma non è detto che sia finita. Si ipotizzano ricorsi. Il gup ha «liberato Stasi», ma la formula resta dubitativa. Insomma innocente più per mancanza di prove che per reale convincimento. Più o meno allo stesso modo la pensa il resto d’Italia come dimostra un sondaggio di SkyTg24: il 53% dei partecipanti è convinto che il verdetto assolutorio sia sbagliato.
«È finito un incubo, ma ho paura che non sia finita», aveva confidato Alberto subito dopo la sentenza.
Non sbagliava. Sia la Procura di Vigevano sia il legale di parte civile, l’avvocato Gian Luigi Tizzoni, hanno già annunciato che impugneranno il verdetto in Corte d’appello.
La mamma di Chiara, stanca, forse delusa ma ancora combattiva, ripete ciò che aveva detto all’uscita dal tribunale: «Chiara merita giustizia, noi faremo tutto quello che potremo per arrivare alla verità. Ora spero in un po’ di tranquillità, ultimamente ci sono state tante udienze e la tensione c’era. Resto fiduciosa nella giustizia, la speranza ce l’ho sempre».
Sembrava la prima, forse lo è tutt’ora, a essere convinta della colpevolezza di quel biondino fidanzato della figlia. Confida a un giornalista della «Stampa»: «All’inizio non credevo potesse essere stato lui, poi pian piano, ho preso atto degli elementi che sono emersi...».
Dall’altra parte la famiglia di Alberto, il «colpevole» assolto tra gioia e imbarazzo. I dubbi restano, si palpano nell’aria gelida di Garlasco. «Siamo contenti di questa sentenza, ma profondamente addolorati per la famiglia di Chiara», spiega Nicola, il papà dell’ex bocconiano. E spero che un giorno i genitori di Chiara tornino a parlare con noi». Blindato nella sua autorivendita di ricambi per auto in via Tramia Nicola Stasi, ora sembra lui il primo a pretendere la verità. «Sappiamo che potrebbe esserci un secondo grado di giudizio e che Alberto sarà ancora costretto a difendersi. A questo punto vogliamo sapere chi ha ucciso la povera Chiara, ma il timore è che il vero colpevole di questa storia non verrà mai fuori perché sono stati fatti molti errori nell’inchiesta».


Intanto Serena, la presunta nuova fiamma di Alberto notata al processo, si è negata a microfoni e taccuini. Dopo aver visto le sue foto pubblicate sui giornali che la ritraevano mentre usciva sotto braccio col ragazzo dall’aula del tribunale di Vigevano, ha deciso di starsene lontana da Tromello.

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