da Roma
Ferie quasi «scolastiche». Cinquanta giorni lanno a casa. Quasi un mese di malattia di media, oltre vacanze, naturalmente, e permessi retribuiti. È la vita, o la bella vita, del dipendente pubblico secondo un calcolo dei ragionieri dello Stato. La Ragioneria ha redatto un documento dal titolo «Conto annuale», dove sono contenuti tutti i dati sul pubblico impiego nel 2005. E tra questi dati ci sono le statistiche di presenze e assenze.
I dipendenti pubblici in Italia sono 3.369.493. I giorni di assenza sono stati 159.179.019. Circa cinquanta a testa di media, dunque quasi due mesi, contro i 29 giorni di ferie normalmente a disposizione. Ai lavoratori statali sono state concesse in un anno circa 21 milioni 31mila giornate di permessi retribuiti, per matrimonio, lutti, malattie dei figli, e 36 milioni 700mila giornate di malattia. Oltre alle vacanze, i dipendenti del pubblico impiego hanno chiesto infatti circa 19 giorni a testa tra malattie e permessi, più altri due giorni e mezzo, per altri motivi o per scioperi, in questo caso non retribuiti.
Tra le categorie più assenti per malattia o per permessi ci sono proprio i medici e gli infermieri, tutti i dipendenti del servizio sanitario nazionale, che totalizzano in media 58 giorni lanno di assenza e si «ammalano» o chiedono giornate di congedo retribuito 24 giorni lanno. Ma non sono la categoria di dipendenti pubblici che sta a casa di più.
Secondo la Ragioneria dello Stato, i più assenteisti sono invece i lavoratori degli enti pubblici non economici, come Inps, Inpdap, Inail. Qui i dipendenti stanno a casa mediamente 69 giorni lanno, con oltre trenta giorni di malattia o permessi a testa. I giorni di permessi (16 a testa di media, per un totale di 938.228 giornate), superano quelli di malattia (15).
I ministeriali hanno accumulato invece nel 2005 quasi 3 milioni di giorni di malattia (2.928.283) e oltre un milione e mezzo (1.508.312) di giornate di permesso retribuito.
Tra i dipendenti pubblici che si ammalano di meno e chiedono meno permessi ci sono invece i lavoratori della presidenza del Consiglio, con 14,58 giorni tra malattia e permessi. Ma i più presenti in assoluto sono diplomatici e prefetti. Nel 2005 hanno totalizzato quattro giorni in media di malattia a testa e un giorno e mezzo di permesso retribuito.
Il dossier della Ragioneria riporta alla ribalta un tema che si era sviluppato questa estate e che il professor Pietro Ichino ha analizzato nel suo libro I nullafacenti. Il dibattito era finito anche sullInternational Herald Tribune, che aveva dedicato un articolo alla discussione italiana sui loafers, i nullafacenti.
Il «Conto annuale» della Ragioneria analizza anche costo del lavoro, mobilità, incidenza del part-time ed età media dei dipendenti pubblici, oltre alla retribuzione media.
I lavoratori statali più «anziani» sono i magistrati: la loro età media è 51 anni, che si abbassa a 43 per le donne. Letà media sfiora i 50 anni (48,37) anche per il comparto del servizio sanitario nazionale. Anche in questo caso le donne sono più giovani: 44 anni è letà media di medici, infermieri e dipendenti delle aziende sanitarie. Letà media dei ministeriali è 49 anni per gli uomini e 47 per le donne. Età che si abbassa invece nei corpi di polizia, dove è di 38-39 anni per donne e uomini, e nelle forze armate, dove le donne hanno di media 28 anni.
Per quanto riguarda invece i modelli di contratto, la Ragioneria calcola che il settore dove è più diffuso il contratto a tempo determinato è quello delle Università, dove un lavoratore su cinque è a tempo, come accade anche negli enti di ricerca (3.640 contratti a termine contro 16.271 dipendenti a tempo indeterminato).
Ma il dato più interessante del «Conto annuale» sembrerebbe essere quello delle assenze.
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