"È stato un caso unico, ma si sbaglia ancora"

Bellocchio racconta il fascino di una persona "a me lontanissima"

"È stato un caso unico, ma si sbaglia ancora"
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dal nostro inviato a Venezia

Le prime due puntate della serie Portobello di Marco Bellocchio con Fabrizio Gifuni nei panni di Enzo Tortora sono state accolte da un caloroso applauso alla Mostra del cinema di Venezia. Mancano quattro puntate, non ancora concluse. Portobello debutterà all'inizio del 2026 su Hbo Max. Come è noto, al centro c'è forse il più clamoroso errore giudiziario della storia d'Italia. Bellocchio non è ottimista: "Sebbene un caso come quello di Tortora sia unico e irripetibile, credo che la possibilità di sbagliare esista ancora". Interrogato sul rapporto tra giustizia e verità, Bellocchio riflette sui cambiamenti e sulle costanti del sistema. "Oggi gli indagati hanno molte più tutele rispetto ai tempi di Tortora. Il rito inquisitorio è cambiato, quindi sarebbe difficile che un caso simile si ripeta nelle stesse modalità. Tuttavia, il discorso sulla giustizia è sempre complesso". Secondo Bellocchio, il celebre programma di Tortora fu uno spartiacque. "Portobello ha ispirato molte trasmissioni di successo. C'erano gli inventori, i venditori, chi cercava l'anima gemella o una persona scomparsa. Ma anche il dare la parola ai detenuti, alle suore di clausura, o l'ospitare la banda dei bersaglieri". Conclude Bellocchio: "Di Tortora mi attirava il fatto che non era un eroe, ma una persona comune con cui non condividevo nulla. L'essere un liberale dichiarato me lo rendeva del tutto estraneo".

E poi? "Poi ho sentito il desiderio di raccontare una ingiustizia perpetrata troppo a lungo. Lo spunto mi è venuto dalla lettura del suo libro Lettere a Francesca ovvero quello che lui ha scritto alla sua compagna, Francesca Scopelliti, dal carcere".

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