Lo Stato è in crisi Adesso tocca al Pd battere un colpo

Vi è una crisi dello Stato. La legalità non è più un diritto garantito al cittadino, dipende dal caso e dalla fortuna. Il ministro degli Interni dichiara che i rom stanno per invadere l’Italia in massa, poi ritira tutto di fronte alla pressione dell’Unione europea e della sinistra antagonista: così il cittadino apprende che i rom sono intoccabili e che egli non ha diritto a essere protetto, è una minoranza in patria. Poi il medesimo ministro, Giuliano Amato, ammette che un poliziotto possa essere assassino e che per questo gli ultras laziali possano chiudere la polizia in caserma e occupare una parte di Roma. Il dottor Sottile non ha la vocazione per dirigere un ministero così «carnale» come il Viminale.
Vi è una crisi della politica: il popolo della sinistra apprende che il suo governo è una casta che produce posti di potere a livello locale, regionale, nazionale e li occupa sino a soddisfare la minima delle sue componenti.
Vi è una crisi della democrazia, che appare nel fatto che la sinistra occupa, con una maggioranza risibile, tutte le cariche dello Stato, persino il Quirinale: e ritiene di aver avuto un mandato per poter agire contro l’opposizione, distruggendo tutta la legislazione fatta dal governo precedente. Il che non è mai accaduto prima. Mai vi è stata una rabbia così radicata e diffusa da costituire una delegittimazione. Il vero principio è: chi tocca il governo Prodi muore. La sinistra postcomunista ha governato la lettura storica del Paese a cominciare dalla Costituzione, nata dalla cultura statalista del fascismo rovesciata nell’antifascismo.
La sinistra deve risolvere la sua crisi. Ne ha preso coscienza, al punto che i postcomunisti si sono uniti coi postdemocristiani di sinistra in un solo partito. Ora questo partito deve risolvere la crisi: e ciò significa fare i conti con la minoranza prodiana del Pd e con la sinistra antagonista. Se il Pd ha questa forza, salva la democrazia italiana. Se non l’ha, il Paese è destinato al peggio. Ciò in concreto vorrà dire che ciascuno avrà il diritto di fare legge a se stesso.
Berlusconi ha scelto di delegittimare il governo Prodi: se non lo facesse, perderebbe il consenso del suo popolo, specie al nord. Che sia lui solo a interpretare questo compito, è un paradosso, ma è un fatto reale. Un carisma democratico è l’estrema risorsa di un Paese: l’Italia ce l’ha.

Berlusconi non ha indicato una data, ma ha espresso una linea: no al governo Prodi. Non dice no alla collaborazione con il Pd, ma al governo di un cattolico antipapale perché dossettiano che ha portato la sinistra antagonista al governo. Se il Pd c’è, questo è il momento di battere un colpo.

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