Napoli è la città più «assistita» d’Italia. Nel 2007 ha ricevuto dallo Stato 617,1 euro per ogni suo cittadino residente. Con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. E non ci riferiamo solo alla munnezza. Il Comune guidato dalla signora Rosa Russo Iervolino ha ottenuto finora più del doppio rispetto ai 302,3 euro che corrispondono alle media nazionale dei finanziamenti trasferiti da Roma ai capoluoghi di regione. Cifre che faranno imbufalire gli stessi napoletani.
I dati del ministero dell’Interno elaborati dalla Cgia, l’associazione degli artigiani di Mestre, sono sorprendenti: pur vivendo sommersi dalla spazzatura, i napoletani risultano «ricchissimi» di aiuti statali, staccando alla grande Messina (443,6 euro la somma ricevuta pro capite da Roma nel 2007), Palermo (438,9 euro) e Cosenza (433,6 euro).
In realtà, la situazione è molto più complessa e grave. Per comprenderla bisogna partire da un dato nazionale: i trasferimenti erariali ai Comuni capoluogo sono scesi in media del 3,7%. Nell’anno appena concluso solo i sindaci di Roma, Benevento ed Ascoli Piceno non hanno subito tagli. Anzi, per loro gli aumenti sono stati rispettivamente del 13,9%; dello 0,9% e dello 0,2%.
Ma se si continueranno a ignorare i meccanismi perversi che portano alla distribuzione a pioggia dei finanziamenti, si rischia di non uscire mai da una sterile gara di campanile giocata a colpi di «Quella regione è più assistenzialista di quell’altra...». Ed è proprio su questo punto che l’analisi curata dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre merita di essere sviluppata. Il rischio, altrimenti, è quello di snocciolare una classifica in cui non necessariamente i buoni e i cattivi sono riconducibili alla quantità di denaro ricevuti dallo Stato.
Sul punto è d’accordo anche il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi: «A fare la parte del leone è stata Napoli: ogni residente (ma da un punto di vista puramente statistico, ndr) ha ricevuto nel 2007 dallo Stato centrale 617,1 euro. Seguono Messina, Palermo e Cosenza. Chiudono la classifica Isernia con 160,5 euro pro capite, Campobasso con 151,7 euro e, fanalino di coda, Padova con 147,1 euro. Insomma, al Nord arrivano solo le briciole».
Ma come sono possibili differenze così marcate? «Questi differenziali - rispondono gli esperti della Cgia di Mestre - sono legati ancora agli effetti della spesa storica. Un tempo più ci si indebitava e maggiori erano i trasferimenti che si ricevevano dal centro per compensare questi passivi. In pratica si premiavano quelle amministrazioni comunali che spendevano di più anche se spesso questi soldi non erano utilizzati con oculatezza e non portavano alcun vantaggio alla collettività. Tuttavia, il fatto che ci siano molte città del Mezzogiorno nei primissimi posti di questa particolare classifica è dovuto al fatto che gli ultimi governi hanno posto una particolare attenzione ai problemi legati alla sicurezza, al degrado urbano ed al disagio sociale. Fenomeni diffusi soprattutto al Sud».
Mediamente ciascun italiano residente in un Comune capoluogo ha ricevuto l’anno scorso 302,3 euro.
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